Anno A
LETTURE: Sir 27,30-28,9; Sal 102; Rm 14,7-9; Mt 18,21-35
Se la parabola non fosse chiara, il libro del Siracide ne da una traduzione stupenda: leggerlo, rileggerlo ci fa bene.
C’è un ma, però che tutto questo diventa possibile non per uno sforzo moralistico , ma per una esperienza precisa della misericordia di Dio che ha tanti canali, ma uno in particolare quello del Sacramento del perdono.
Se uno non ha peccati, e si sente giusto, difficilmente sa comprendere la debolezza del fratello e si irrigidisce di fronte alla sua resistenza.
La sapienza della Chiesa che pone sempre all’inizio dell’eucaristia il richiamo al perdono è fondamentale. Non si può creare comunione con Dio e con i fratelli se non ci si sente bisognosi del loro abbraccio di misericordia. Si costruisce con ciò che si ha.
La misericordia è il primo passo dell’amore: misericordia con se stessi (amare come si ama se stessi). Sarebbe interessante fermarsi su questa sottolineatura. La durezza con cui spesso ci trattiamo, ci chiude alla speranza e ci fa incapaci di passi fondamentali per la vita.
Ma questo primo amore a se stessi è fondamentale per amare gli altri. Amare è la gioia di accettare l’altro così come è, come dono, per-dono. Ma questo è possibile solo se questo è sperimentato su di sé, se per primo ci accettiamo e ci amiamo come siamo. Se riconosciamo il nostro limite e lo sprofondiamo nella misericordia di Dio.