Anno B
LETTURE: Ez 2,2-5; Sal 122; 2 Cor 12,7-10; Mc 6,1-6
Lo stupore distrutto dal preconcetto.
Lo scandalo del Mistero dell’Incarnazione: un Dio che entra nella storia e si fa storia cozza con l’idea di Dio che ci siamo fatti, sappiamo che c’è,che ci ha creato, stupore, ma non tolleriamo che si sporchi troppo con la realtà umana e che ci incontri e ci salvi attraverso di essa, preconcetto.
La storia dell’Antico testamento non è lontana dalla nostra: basterebbe pensare chi siamo, creature modellate dalla realtà che ci circonda, dove la Parola di Dio e la grande testimonianza dei Santi non ci manca, ma preferiamo rivolgerci al nostro Io, agli idoli che ci siamo costruiti.
Come i compaesani di Gesù, capiamo che lì, in quella realtà c’è qualcosa di diverso, che tocca il cuore, che interroga, ma preferiamo cullarci nell’idea che ci siamo costruiti di religione e nulla ci smuove.
Quanto sopra era ben chiaro in San Paolo che nel brano odierno capisce come Dio passi attraverso la sua debolezza, i suoi difetti, i suoi peccati e chi si ferma ad essi non ha capito nulla del metodo di Dio. Un metodo che rispetta profondamente la nostra libertà. Un metodo che usa i segni piccoli e poveri, che non si impongono, anche se possono suscitare interrogativi, e questo per costringerci ad un lavoro, e poterlo accogliere con quelle ragioni sufficienti che sosterranno per sempre il rapporto iniziato perché riconosciuto fondamentale per la vita.Il Dio Biblico è un Dio Amore. Nell’esperienza umana, sappiamo perché ci si innamora, ma sappiamo anche che quell’amore che sembra grande, può finire anche subito se quelle realtà che ci hanno colpito non saranno riscoperte ragionevoli, cioè profondamente capaci di far crescere l’umano che è in noi. Questo sarà possibile solo con un lavoro che va oltre il sentimento dello stupore e riconosce l’altro come un dono, così come è e non come lo vorremmo noi..