OMELIA XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Anno A

LETTURE: Ez 33,7-9; Sal 94; Rm 13,8-10; Mt 18,15-20

 

Il cammino della vita è un’esperienza che cresce solo se il nostro limite e il nostro peccato è coinvolto con il luogo che Cristo ha scelto per donarci la sua salvezza:  la Chiesa. Non ci si salva da soli. E’ la stessa natura umana che ce lo conferma

La Chiesa è la comunità che ha il compito di correggere (cum reggere – un reggersi insieme). La correzione fraterna non è mai un “devi fare”, ma un camminiamo insieme. Dove questo cammino rivelerà sempre la verità del proprio io. E’ Gesù che lo ha promesso: “In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo”

Una Chiesa che non  annuncia, che non indica, che non  corregge … e, prima di tutto con la testimonianza della propria vita, non è chiesa

Il fedele ha l’onere di ascoltare e di coinvolgersi

L’invito di Paolo all’amore fraterno ha oggi questo primo significato, si ama veramente se si è compagnia all’altro verso il suo destino. La Chiesa ci aiuta se è vera compagnia a non perdere la strada che va dritta verso quella meta.

“ Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge.”

Adempiere la legge, vivere l’alleanza che Dio ha concluso con noi ha come suo primo aspetto aiutare ogni uomo ad essere uomo secondo il cuore di Cristo (Missione).

Il Vangelo è testimonianza della prassi primitiva della riconciliazione, un amore attento, paziente, responsabile, capace sempre di un giudizio che impegna la vita, sino alle estreme conseguenze.

Una prassi che ha bisogno di essere recuperata anche oggi nel modo con cui si vive il Sacramento del perdono,  spesso ridotta alla ripetizione di peccati “astratti”, o ad uno sfogo di problemi, e non alla verifica del cammino proposto dalla comunità Cristiana, che sembra essere vista più come una agenzia di servizi religiosi che rimette a posto i miei problemi personali,  che il luogo in cui camminare insieme alla riscoperta di un giudizio e di una prassi, da abbracciare e vivere, che risponda alle provocazioni di oggi, dentro le quali non possiamo estraniarci, anzi dentro le quali si gioca la nostra salvezza, qui ora.

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