Anno A – Festa
LETTURE: Is 42,1-4.6-7; Sal 28; At 10,34-38; Mt 3,13-17
Questa domenica come la festa trascorsa dell’Epifania hanno un compito particolare, quello di far conoscere “manifestare = Epifania” chi è quel bambino che abbiamo adorato nel presepe.
Se nell’Epifania sono i popoli tutti, nel segno dei Magi, ad adorare Gesù come il vero Re, capace di istaurare Il Regno di Dio sulla terra, in questa festa del Battesimo di Gesù è la Trinità Santissima, presente sul Giordano, nel momento del Battesimo di Giovanni, che consacra il Figlio per questo grande compito, presentandolo agli uomini con queste parole: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
Nell’AT, Dio presenta la figura di “un servo” che dovrà assumersi un particolare compito per il mondo intero. In Lui non è identificato un grande personaggio, ma lo stesso Israele, popolo scelto tra altri popoli: “Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni.“
Così anche nel NT, Dio, a compimento del suo desiderio di farsi conoscere ancor di più, presenta il “nuovo Servo”, identificabile anche qui, non in un semplice, pur grande personaggio, ma nel Figlio, unito a coloro che con Lui sceglieranno di essere “uno” per portare a compimento il progetto d’amore del Padre.
Se nell’AT, Israele aveva ricevuto questo mandato come popolo, ora nel NT questo stesso mandato, potrà essere per tutti coloro che riconosceranno Cristo e a Lui si uniranno con Il santo Battesimo, formando così il nuovo Israele, la Chiesa. Il Battesimo di Gesù è l’inizio di questo nuovo popolo che Dio sceglie indipendentemente dalla loro provenienza, unendoli a sé con il Battesimo, poichè “Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga.”
Primo compito di questa festa, dunque, è ricordare a noi tutti, la nostra grande vocazione; scelti con Cristo per essere testimoni del Padre e costruttori del Suo Regno. Scelti perché “amati”, degni di essere accolti e ascoltati perché ricchi di questo “amore” di cui fatti oggetto.
Il cammino ecclesiale odierno sta riscoprendo una frase significativa che vuole sottolineare una consapevolezza riconquistata : “la vita cristiana come vivere il proprio Battesimo”. Sempre più coloro che vogliono essere tali si impegnano in cammini di catechesi che ripartono dalla riscoperta di questo primo momento che ha segnato la loro vita.
Confondere il Cristianesimo con un religione è snaturarlo, accoglierlo come un compito e mettersi nella prospettiva di portarlo a termine è la strada giusta. Amare l’uomo veramente è desiderare e vivere, perché ognuno che incontriamo possa far esperienza dell’amore del Padre, costruendo con lui il Regno di Dio.