OMELIA I DOMENICA DI QUARESIMA

Anno C

LETTURE: Dt 26,4-10; Sal 90; Rm 10.8-13; Lc 4,1-13

Abbiamo iniziato la celebrazione Eucaristica con questa preghiera: “O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita.”   “Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione”: un cammino con segni, gesti precisi (sacramentale) che offriranno al fedele che li accoglierà e li vivrà la riscopra della propria vocazione nell’ appartenenza al Signore, in un continuo passaggio verso la vita nuova.   La vita nuova, quella ricevuta nel Battesimo che è continuamente contaminata dal criterio del mondo, chiede ogni giorno di essere ricostruita, ricreata dalla potenza del Signore.   Gesù, il Figlio per eccellenza, il nuovo Adamo e tutti coloro che in Lui sono diventati figli e lo vogliono rimanere, devono mettersi in ASCOLTO. Alle insinuazioni del tentatore, Gesù ribadisce la sua scelta di fedeltà al progetto del Padre: «Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai».   L   ’obbedienza a Dio, non è vile sottomissione ma accoglienza dell’Amore che ci ha creato e che continuamente ci ricrea, è umile adesione al vero “Signore” della nostra vita. (Signore= Colui che fa crescere), smascherando chi al contrario pretende di offrirci strade più facili e alla fine per vile interesse di parte. Direbbe sant’Agostino “«Quanti padroni hanno coloro che non riconoscono l’unico Signore!». Schiavi, nell’illusione di essere liberi. Servi dell’imperatore di turno, delle idee, delle ideologie, del «comodo», del sentimento, dell’istinto… Un enorme schiera di padroni che accettiamo più facilmente del vero Signore.   ASCOLTO che diventa PREGHIERA, per professare e vivere la fede nel Dio della Pasqua. Il Pio Israelita davanti all’altare nel momento della festa annuale delle primizie offerte a Dio, riconosce che quei frutti della terra sono il dono che viene da lui, è il frutto di quella terra che ha ricevuto dopo essere stato tratto fuori dalla schiavitù dell’Egitto.  Il Cristiano nella preghiera quotidiana riscopre e testimonia a sé stesso che il passaggio dal servizio delle varie divinità (schiavitù) al Dio vero (libertà) è grazia, e vede anch’egli tutto ciò concretizzato nella esperienza quotidiana, che sa rioffre a Lui nella gratitudine.   “Proclamare che Gesù è il Signore” ci ricorda oggi san Paolo è fondamentale per non essere “delusi”.  Egli è ricco con coloro che lo invocano.

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