OMELIA XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO  

Anno B  
LETTURE: Es 16,2-4.12-15; Sal 77; Ef 4,17.20-24; Gv 6,24-35

 

Abbiamo lasciato Gesù  che fugge dalla folla, ma la folla non  s’arrende, va  di nuovo alla ricerca: trovatolo, Gesù non può che ribadire la sua posizione: non vuole  essere strumentalizzato, né strumentalizzare:  “In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.” Quale allora la posizione giusta da abbracciare?: “Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà”

Il dialogo si intensifica per giungere ad una conclusione:  «Signore, dacci sempre questo pane». Con la risposta abbastanza precisa e sconvolgente: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

C’ è sincerità in questa gente: L’uomo capisce che tutto ciò che possiede non soddisfa, ma sollecita “la fame” di felicità. E’ necessario qualcosa che sia in grado di non illudere, ma di esaudire veramente questa attesa: Gesù senza mezzi termini afferma di essere Lui, questa risposta.

La storia insegna:  Dio non dimentica il suo popolo nel momento del bisogna, per quarant’anni ha dato loro la manna nel deserto, ha dato le quaglie … un cibo necessario per arrivare alla terra promessa, ma che non era la terra promessa, che non ha salvato dalla morte, non ha risposto fino in fondo al bisogno. Un cibo necessario per un cammino, ma incapace da solo di portarlo a compimento.

La nostra storia personale insegna: La vita ci ha dato e ci da molto, riconoscere che questo è grazia risulta importante, ma aggrapparsi alle cose ricevute come  una risposta e non come ad un mezzo per arrivare a trovare la risposta è l’inganno più grande che possa accadere.  Pur ricchi di tutto si continua a morire, e il mezzo ricevuto per vivere dobbiamo lasciarlo a qualcun altro. Dio non voglia senza aver avuto la grazia di incontrare, sempre con questi mezzi, ciò che ci fa rimanere in eterno quella felicità vera che il nostro cuore ha sempre desiderato.

Il Vangelo odierno è un altro passo con cui Gesù vuole metterci in guardia per non sbagliare prospettiva: prendere il mezzo come fine, e, nello stesso tempo, precisare il motivo della sua missione.

Per noi che siamo venuti alla Messa, è importante recuperare il senso di questo gesto. Non un precetto da assolvere, ma un incontro di comunione per riscoprire in ogni cosa del quotidiano il segno, il mezzo della sua presenza. Nelle cose ricevute come dono, nei fatti che accadono, Lui, Il Signore!

Per chi, al contrario, l’Eucaristia domenicale è solo un  perditempo da sconsigliare agli impegnati, o un gesto che impedisce appieno l’uso di ciò che siamo e abbiamo ricevuto (vita, tempo, denaro, lavoro, vacanze …), la preghiera per smascherare questa menzogna così radicata.  .

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