OMELIA XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO


Anno A   LETTURE: Pr 31,10-13.19-20.30-31; Sal 127; 1 Ts 5,1-6; Mt 25,14-30

 

 

E’ l’ultima domenica dell’anno liturgico e la liturgia è come se ci invitasse ad un resoconto: quanta grazia ricevuta nell’anno trascorso, quanti talenti offerti alla nostra libertà … di tutto ciò, che ne è stato?  Doni che hanno fatto crescere la mia umanità in quanto li ho trafficati? Oppure doni che, forse ci hanno provocato, perché un dono è sempre un dono, ma che abbiamo subito dimenticato, riposti nell’ultimo cassetto dell’armadio, ben nascosti, quasi per non sciuparli?

 

Dono, responsabilità, giudizio.

Sembra essere questa la dinamica cristiana, la dinamica di un uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio, il grande Lavoratore, come lo definisce la Bibbia: “Il Padre mio opera sempre e anch’io opero” (Gv5,17).  Un fare che dilata quell’opera della creazione che ci ha affidato e che, alla fine, chiederà di essere giudicato.

 

La parola “vigilanza” torna anche in questa domenica per ricordarci che siamo stati creati grandi, suoi collaboratori. Egli da buon Padre non ci fa mancare nulla, ci ha dato addirittura Suo Figlio,, ha posto il mondo nelle nostre mani e un giorno ci chiederà che cosa ne abbiamo fatto di questo capolavoro:  se lo abbiamo fatto diventare il luogo della Sua presenza d’Amore, o il luogo della semplice nostra affermazione. o usando la metafora dei talenti, se quelli ricevuti li avremo pronti da restituire moltiplicati per la sua gloria.

San Paolo, oggi, ci ricorda come lo ricordò un giorno ai Tessalonicesi, che nel momento in cui meno ce lo aspettiamo, “il  Signore verrà come un ladro di notte. …   Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.”

 

Sarebbe interessante fermarci sul  tema del ritorno “improvviso”, ribadito in questa parabola come nelle precedenti, e che sarà ripreso nel tempo  di Avvento che si avvicina.

Questa parola sembra dirci che la vita è una realtà seria in ogni suo istante, tant’è che giudicare l’ istante è come giudicare tutta la vita: in ogni scelta, infatti, o  la si costruisce o la distrugge, nulla può essere banalizzato,. L’oggi è sempre il frutto di un lavoro che precede, li,  in quel particolare, io esprimo me stesso, c’è  la mia storia.

 

Un ultima attenzione, se chi ha ricevuto tanto, deve restituire tanto, anche chi ha ricevuto poco deve restituire in corrispondenza. Ecco perché la grandezza umana non può mai essere giudicata, solo Dio sa.

Nessuno può ergersi giudice di un fratello, ma con umiltà, conoscendosi, solo di se stesso

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