OMELIA XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO


Anno A  LETTURE: Sap 6,12-16; Sal 62; 1 Ts 4,13-18; Mt 25,1-13

 

Oggi la parola di Dio parla di sapienza, parla di vergini sagge e di vergini stolte.

Che cosa è la “sapienza”, cosa la “stoltezza”?

 

Sapiente è colui che conosce il progetto: entrando in esso capisce l’importanza sia dei minimi particolari che della struttura portante.

Stolto è chi vive alla giornata, senza progetto, impreparato a leggere lo svolgersi della costruzione, banalizzando i particolari.

 

La parabola evangelica delle vergini sagge e delle vergini stolte è come se offrisse il risultato di una vita che si appoggia su queste due dimensioni, le prime potranno partecipare al compimento del progetto stesso per sempre, le altre saranno escluse, per sempre.

 

Che significa vivere “con Sapienza”?

La prima cosa, fondamentale, e ce lo ricorda anche san Paolo, evidente a tutti è che la vita ha un compimento: si muore.  Un avvenimento così evidente, sembrerebbe, ma che nei fatti non è così.

Oggi la morte è come “esorcizzata”,  emarginata, si vive come se non ci fosse, si muore senza che essa interpelli il soggetto che la sperimenta, né chi lo circonda. Tutto finisce nei sentimenti, a volte drammatici, a volte consolatori, pochissime volte con una reale provocazione alla libertà dell’uomo.

 

Ma se la morte è così evidente ed è esperienza di tutti significa che essa dovrebbe decidere della vita essendone il fine di ogni costruzione personale:  Se il fine è il nulla anche la vita sarà per costruire il nulla: cose che alla fine non rimarranno,  se la morte è altro allora la vita deve sapientemente saper costruire altro.  Per il Cristiano è  “attendere lo sposo” dice la parabola odierna e l’attendere, ce lo dice l’esperienza,  è sempre un lavoro perché l’arrivo sia un vero incontro, sia un momento grande per chi arriva e per chi si sta preparando all’incontro definitivo e ultimo della vita

 

Nell’esperienza umana la morte ultima è il compimento di una morte continua: si muore al presente per aprirsi a un nuovo futuro ricco dell’esperienza precedente. La ricchezza che ne nasce sarà tale se il passato e il presente saranno compiuti sempre con sapienza, nella consapevolezza che tutto ciò che faccio e compio è sempre per costruire l’unico grande progetto che avrà nell’incontro definitivo il suo compimento.                                                                                                      .

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