OMELIA V DOMENICA DI QUARESIMA

ANNO – A

(Domenica di Lazzaro)   LETTURE: Ez 37, 12-14; Sal 129; Rm 8,8-11; Gv 11,1-45

Battesimo: inizio della nuova creazione: chiamati per nome dalla potenza creatrice e misericordiosa del Padre.   la tua gloria, o Dio, è l’uomo vivente.  «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?».

Giunti al termine della catechesi quaresimale sul Sacramento del Battesimo, per noi già battezzati, si tratterà di rigustarlo e di risperimentarlo nel dono del secondo battesimo: la confessione. La chiesa ci ridice con questo meraviglioso episodio della resurrezione di Lazzaro, quanto accadrà per chi vorrà celebrare la Pasqua. Per i catecumeni, nel Battesimo, e per noi nel Sacramento del perdono.

Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?» : Diceva bene sant’Ireneo: “La gloria di Dio è l’uomo vivente”. Che cosa può mai desiderare un padre per il proprio figlio, meglio dove sta la “gloria” di un padre se non nel poter additare il proprio figlio come un uomo realizzato! ( pensate il momento della creazione: e “vide che era cosa molto buona”). Quante sofferenze, al contrario per un figlio in difficoltà, in pericolo, quale dolore per un figlio morto. E’ profondamente realistico il pianto di Gesù davanti alla tomba di Lazzaro: “Gesù scoppiò in pianto.” A tal punto che i circostanti non possono che dire: «Guarda come lo amava!». E ancora, leggere con altrettanto stupore il meraviglioso brano di Ezechiele,

“Com’è vero ch’io vivo – oracolo del Signore Dio – io non godo della morte dell’empio, ma che l’empio desista dalla sua condotta e viva. Convertitevi dalla vostra condotta perversa!” ecco perché “ aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio.”

“Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva”

 

Questa volontà e tenerezza di Dio si esprime non genericamente, ma in un rapporto personale: ci chiama per nome, ci chiama con un grido disperato, perché possiamo svegliarci, perché possiamo renderci conto della situazione in cui siamo: “ Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».”

“Lazzaro” !  Il nome, per il mondo Ebraico non era semplicemente un suono delle labbra per distinguere una realtà dall’altra: Il nome rappresenta l’identità, l’essenza degli esseri viventi. Questo vale per tutti gli esseri viventi ma vale a maggior ragione per gli esseri umani. E vale perfino per Dio stesso, il cui nome non si può pronunciare per non svilire la sua grandezza.

16 “Ho disegnato sulle palme delle mie mani la tua immagine, il tuo nome” (Isaia)

“Noi siamo”, noi esistiamo, agiamo, perché amati: vivere di questa consapevolezza fa capaci  di stare davanti a qualsiasi circostanza, anche l’attuale, con la certezza che “tutto è per la Gloria di Dio” e che nulla, neppure il nostro peccato di cui la morte è il tremendo frutto può schiacciare chi crede in Lui. “se crederai! ”

13””Perché Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. 14Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra. 15La giustizia infatti è immortale. 2Egli infatti si fa trovare da quelli che non lo mettono alla prova, e si manifesta a quelli che non diffidano di lui.” (Sapienza)

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