OMELIA XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO  Anno B

LETTURE: Pr 9,1-6; Sal 33; Ef 5,15-20; Gv 6,51-58

Chi è l’uomo che desidera la vita
e ama i giorni in cui vedere il bene?

Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.

Chi tra noi non sente vero il grido del Salmo, chi tra noi  non desidera essere felice e vedere i propri giorni trascorrere nel Bene? E allora ecco l’indicazione, chi cerca il Signore avrà tutto questo, non manca alcun bene

Chi cerca il Signore…, paradossalmente con Gesù questa ricerca diventa “incontro”, E’ lui, per primo, che viene a cercarci non per offrirci un discorso, o una semplice compagnia, ma Lui stesso sino a voler essere una cosa sola con Lui.  L’uomo, infatti, è “quello che mangia”, sta in piedi perla forza del nutrimento che cerca, l’uomo costruisce la sua personalità con tutto ciò che nutre il suo Spirito, sino a diventare una cosa sola con ciò che assimila  ogni istante,è la legge della natura.

Come i Giudei ci scandalizza il discorso: “mangiare la Sua Carne”, ma Gesù non raddolcisce i termini per essere meno caustico alle nostre orecchie, anzi li ricarica maggiormente, senza equivoci interpretativi: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.”

Nella storia, molte eresie hanno tentato di “umanizzare” questo discorso, ma la Chiesa ha sempre ribadito la sua fede in quel “mangiare Cristo”. La parola Comunione ha qui una densità cosi profonda da ricordarci che tutte le volte che ci cibiamo di Lui, diventiamo Lui nella storia. Per questo ogni Comunione è una grazia e un impegno a lasciar agire Cristo in noi e attraverso noi far si che Lui, il risorto, continui a camminare nel mondo, come un tempo lo fu in Palestina

Non ci poteva essere verbo migliore del”mangiare” per esprimere in profondità la natura che nasce, vive e si alimenta dell’essere Cristiani, cioè di Cristo, meglio, nell’ essere Cristo qui, oggi per me e per il mondo. “chi mangia di me vivrà per me”. O come afferma S: Paolo “Non son più io che vivo. Ma è Cristo che vive in me”.

La prima lettura sottolinea in maniera stupenda la gratuità e la grandezza di questo dono, fondamentale per la vita:

«Venite, mangiate il mio pane,
bevete il vino che io ho preparato.
Abbandonate l’inesperienza e vivrete,
andate diritti per la via dell’intelligenza».

Per molti di noi c’è una profondità da riscoprire, quante Comunioni rischiano di essere, o gesto esteriore fine a se stesso: ormai tutti fanno la Comunione e perché non devo farla anch’io quando vado a Messa…,  o gesto devozionale, fine a noi stessi: Io e il “mio Gesù” per mettere a posto sentimentalmente la mia coscienza, per sentirmi moralmente a posto, invece che sentirmi moralmente cambiato e inviato, perché trasformato. Inviato ad essere Cristo nel mondo.

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