OMELIA XVII DOMENICA TEMPO ORDINARIO

XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Anno B

LETTURE: 2 Re4,42-44; Sal 144; Ef 4,1-6; Gv 6,1-15

In questa domenica e nelle prossime di Agosto, la liturgia ci farà leggere il capitolo sesto di San Giovanni. Una grande catechesi sull’Eucaristia colta come risposta concreta a quella “compassione” di cui ci parlava il brano di Domenica scorsa. Un segno che va oltre le attesa di Israele, che secondo la tradizione Rabbinica doveva portare alla conferma che, quell’uomo che l’avrebbe compiuto, era il Messia: Come Mosè, infatti,  Il Messia, avrebbe dovuto ripetere il miracolo della manna. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!”

Una compassione che parte dal saziare il bisogno elementare del pane, fatto con sovrabbondanza, ma che non può fermarsi a quello. Ma un Pane che sazia anche l’altro bisogno elementare dell’uomo: la fame di felicità. Solo così non avrebbe ingannato coloro che lo seguivano. Una accentuazione quest’ultima importante tant’è che Gesù si sottrae quando, visto il segno, lo vogliono fare Re.  Vogliono ridurre il dono: “ Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo “  Gli uomini infatti fatto volentieri Re, chi soddisfa i loro bisogni materiali, mentre al contrario si curano poco di chi cerca di essere attento anche ai loro bisogni “spirituali”, ai loro bisogni del “cuore”

Amare tutto l’uomo, nulla di Lui escluso, altrimenti lo inganneremmo. Quanto attuale è questa affermazione davanti a tanta solidarietà che si ferma in campo Cattolico, al primo stadio e dimentica il resto: Direbbe il Papa, la chiesa non è una Ong. Quanto attuale, ancora, il richiamo a noi adulti davanti al grande compito educativo: diamo tutto ai nostri ragazzi privandoci del necessario alle volte, dimenticando miseramente però, di dare il “significato” di quel tutto, il “cosa centri” con il loro cuore quella ”sovrabbondanza” di attenzioni che riversiamo su di loro.

Sia nella prima lettura che nel Vangelo la caratteristica del dono è la sovrabbondanza tant’è che degli avanzi “riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.” Oppure “: “Ne mangeranno e ne faranno avanzare”». 
“Lo pose davanti a quelli, che mangiarono e ne fecero avanzare, secondo la parola del Signore”

Perché sottolineare questa sovrabbondanza? semplicemente perché il bisogno dell’uomo è infinito e solo l’Infinito potrà abbracciarlo, quell’Infinito che si farà carne, che si farà pane per la vita di ogni uomo.

Abbiamo pregato nel salmo

Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa
e tu dai loro il cibo a tempo opportuno.
Tu apri la tua mano
e sazi il desiderio di ogni vivente. 

Solo un uomo vigile, in attesa, cosciente del suo vero bisogno non si accontenta del finito, delle cose che passano, Solo un uomo che ama veramente capisce che l’Amore  parte si, da un bisogno concreto dell’amato, ma non può fermarsi semplicemente a quello, perché, come abbiamo detto lo tradirebbe,  L’Amore vero giunge a dare Cristo; certo, con l’esempio e con la parola. Cristo , Colui che sazia ogni vivente

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