OMELIA XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Anno B

LETTURE: Ez 2,2-5; Sal 122; 2 Cor 12,7-10; Mc 6,1-6

Lo scandalo dell’ altro: metodo con cui il “mistero dell’amore di Dio” si rivela a noi: uno di noi, uno come noi che veicola in se, spesso senza saperlo, la presenza di “Qualcuno più grande”. La fatica di riconoscere e  accogliere questo “Mistero” dentro le cose ordinarie. ….

Eppure  la vita che noi chiediamo di vivere in modo autentico e vero è la vita di tutti i giorni. Se non incontriamo il Signore nelle cose di ogni giorno e se le cose di ogni giorno non sono trasfigurate da Lui per renderle oggetto di risposta alle nostre attese, a che serve la nostra fede?

E’ noto a tutti che la quotidianità spesso, poco entusiasma. E’ questo un ripetersi di cose e parole che rischiano alla fine di svuotarsi e di schiacciarci. Se esse non sono continuamente riscoperte come costruzione positiva della nostra vita, se non  lasciamo entrare in esse quella “novità” che le rende sempre “nuove”, anche se quotidiane, tutto diventa obiezione,  impedimento

E la “novità” è Cristo che si avvicina alla nostra vita in punta di piedi, per rispettare la nostra libertà, e nel modo più lineare possibile ci provoca per metterci in  movimento … per costringerci al passo “che da la vita”.  Sono le situazioni di ogni giorno, sono i volti più abituali, sono le esperienza quotidiane: attraverso di esse il “Mistero” ci provoca e ci indirizza, ci costringe a ricercare l’essenziale, ci riporta al “perché” di ogni cosa.

Riconoscerle come tali è un lavoro,  che porta a riscoprire tutto come  una grazia. La chiama così  oggi San Paolo: “ Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».” La forza che rende nuove tutte le cose deboli, quotidiane, ripetitive, anche la spina che ti porti nel fianco, anche il mistero del dolore,  è una grazia, è un dono perché tu riconosca ciò che ti aiuterà a rimanere in piedi, ad essere uomo, sempre, mai schiacciato nelle situazioni più disparate con cui la vita chiede ogni giorno di essere vissuta.

Un lavoro: senza un lavoro, tutto è accolto con il “preconcetto”, ( quanto pre-concetto nel Vangelo di oggi …!) tutto è guardato solo in superficie e niente rivela la “grazia” che contiene.. Questo lavoro, parte dal Silenzio, dal coraggio di fermarsi proprio quando si deve correre, dal desiderio di interrogarsi su ogni cosa che accade, anche quella apparentemente banale.

Le ferie che molti di noi stanno vivendo sono un ‘occasione propizia per questo “lavoro”. Il Mondo le definisce uno “staccarsi dal quotidiano monotono e ripetitivo” per ritrovare il “gusto della libertà”, “il gusto del diverso”. la fede invece, le definisce un tempo di “grazia” per riflettere, per fermarsi davanti al quotidiano vissuto o che si sta vivendo, e riscoprirne la presenza di “Uno” che conduce tutto, al bene della mia esistenza..

Ri-posare: posare nuovamente lo sguardo sul quotidiano vissuto, accorgerci di una “Presenza” che conduce la mia storia attraverso i fatti e i volti di ogni giorno, scoprire di essere amato da questa “Presenza”, per immergermi nuovamente nel quotidiano monotono e ripetitivo, , con una coscienza rinnovata. La coscienza di chi scopre “il monotono e il ripetitivo” una “novità” di ogni giorno, una “grazia”

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

I commenti sono chiusi.