OMELIA VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Anno B

LETTURE: Lv 13,1-2.45-46; Sal 31; 1 Cor 10,31-11,1; Mc 1,40-45

Gesù “guarisce con autorità”, ma soprattutto guarisce oggi una malattia che nella tradizione Biblica era il segno di una realtà più profonda che segna l’uomo, il peccato. Gesù dunque oggi si rivela come Colui che sana l’uomo dal peccato, dal suo male più profondo.

Meditare oggi questa realtà ci fa bene alla vigilia del grande tempo della quaresima. Cominciare a prendere coscienza del vero male che ci affligge ci aiuta a partire con il piede giusto perché questo tempo sia tempo di grazie per riammetterci nella piena comunione con Dio e con i fratelli.

Il peccato, non una semplice trasgressione di una legge, ma la rottura di un rapporto con Dio e con la Comunità che rende presente nel mondo il Suo mistero d’Amore. La legislazione imposta dal libro del Levitico ne è una chiara testimonianza. Il povero lebbroso ha piena consapevolezza della sua situazione e l’unica cosa che può fare è gridare il suo bisogno a chi pensa possa tirarlo fuori dalla sua situazione.

Nella società di oggi, il senso del peccato è venuto meno, quando è riconosciuto è spesso legato ad una sfera circoscritta di azioni, quelle segnate più dal carattere che dalla nostra volontà di essere discepoli di Cristo in tutte le circostanze, sia con noi stessi che con il prossimo e la realtà che ci circonda.   La Parola di San Paolo oggi proclamata è lì a ricordarci che la totalità della vita che è dono, non appartiene più a noi stessi, ma al Signore, e quindi come tale va vissuta. “Fratelli, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio. “e la gloria di Dio, abbiamo imparato altrove, è la nostra pienezza: “è l’uomo vivente”, diceva sant’Ireneo.

Solo la coscienza chiara del peccato, come il lebbroso ha della sua situazione, può far gridare: «Se vuoi, puoi purificarmi!». E, questo grido non può che essere esaudito: «Lo voglio, sii purificato!». Il grido di Cristo, però,  non si riduce ad un semplice comando, con il gesto di tendere la mano e di toccarlo (gesto proibito dalla legge) Egli si coinvolge con il suo male e lo carica su di sé, come il servo sofferente in Isaia, per distruggerlo con la Sua morte e resurrezione.A margine di questa riflessione non possiamo ignorare il male sociale dell’individualismo e dell’arrivismo che porta i fratelli più fragili alla emarginazione di questa nostra società. La nostra conversione, che accoglie la salvezza di Cristo, fa di noi, Corpo di Cristo nel tempo e nello spazio, il luogo dell’accoglienza e della salvezza per chi, emarginato, vive accanto a noi.

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