OMELIA I DOMENICA DI AVVENTO

Anno B

LETTURE: Is 63,16b-17.19b; 64,2-7; Sal 79; 1 Cor 1,3-9; Mc 13,33-37

Avvento: inizia con questo tempo il nuovo anno liturgico. Ci accompagnerà nel cammino domenicale il Vangelo di Marco

Avvento: attesa, ma di chi o di che cosa!?

La chiesa è madre e come tale si preoccupa di educare i suoi figli e lo fa attraverso la proclamazione della Parola di Dio, i sacramenti che Gesù le ha consegnato e le opere di carità.  Non tre cose da fare, ma tre facce fondamentali di un’unica esperienza.

Ma chi si lascia educare? Chi ha consapevolezza del proprio bisogno e cerca una reale risposta. Il primo passo di un cammino non sono però le risposte, ma l’impostazione giusta della domanda.

Ci possono essere risposte e proposte fortemente intelligenti, ma se uno ritiene di non averne bisogno perché si sente a posto, non saranno neppure sfiorate, nè prese in considerazione. La dimensione religiosa è una di quelle realtà che, nella società di oggi, individualistica ed egocentrica, viene profondamente ignorata, perché non è chiaro a che “serve”.

L’uomo moderno si sente autosufficiente e sino al momento in cui tutto sembra andare liscio, non cerca altro…. Davanti ad una società che va allo sfacelo, ricerca sempre i colpevoli e, con una risposta che acquieti il proprio vivere, interroga infatti “i sapienti” del momento, che sentenziano sempre a loro sostegno che la colpa è sempre degli altri… società, politica, scuola, patriarcato… gli “altri” devono farsi un esame di coscienza e cambiare rotta.

Il bellissimo brano di Isaia descrive in modo poetico questo dramma e grida il bisogno di ritornare ad essere veramente uomini, lasciando alle proprie spalle tutto ciò che ce lo ha fatto dimenticare:

“Ma, Signore, tu sei nostro padre;
noi siamo argilla e tu colui che ci plasma,
tutti noi siamo opera delle tue mani.”

Siamo creature, cioè fatti da un altro e fin che non ci lasciamo fare da questo altro e non lo riconosceremo come la nostra consistenza continueremo ad essere protagonisti del male che oggi contamina tutti. Dimenticare questo è la nostra rovina:

“Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te;
perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto,
ci avevi messo in balìa della nostra iniquità.”

Riscoprire questo è prima di tutto un grido che Isaia mette oggi sulle nostre labbra e nel nostro cuore

“Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità.
Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti.” Avvento: tempo di riflessione e di domanda: Vieni Signore Gesù

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