OMELIA XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Anno A

LETTURE: Ez 18,25-28; Sal 24; Fil 2,1-11; Mt 21,28-32

La liturgia odierna con quella delle prossime due domeniche tratterà del rifiuto di Israele, popolo scelto da Dio, e la sua sostituzione con il popolo dei pagani. (i due Figli) Dio rispetta il SI o il NO di chi sceglie e chiama, se qualcuno gli si oppone Egli non ferma il Suo progetto, si rivolge ad altri.

Dio ha scelto il popolo di Israele, con Lui ha camminato per secoli, attraverso di Lui avrebbe voluto raggiungere ogni uomo, ora che questo progetto sembrava realizzarsi con la venuta del Messia, i capi, a cui Gesù sta rivolgendo la parola, certi della loro giustizia preferisco non distaccarsi dalle loro tradizioni e forti della loro certezza del SI detto un tempo a Dio, continuano imperterriti la loro strada, dicendo in pratica il loro NO alla nuova opportunità che sta loro davanti.

Al contrario, coloro che fino a ieri sembravano dicessero NO a Dio, tradendo con la loro vita la legge, ora appaiono i più disposti a lasciarsi coinvolgere a tal punto che “passano avanti nel regno di Dio”

Una fede data per scontata, certi di essere sempre dalla parte giusta, impedisce l’accoglienza di nuove provocazioni, fa credere di essere a posto con Dio (SI). Quanto cristianesimo ancor oggi si ritiene tale perché i rispettivi nomi sono scritti nell’anagrafe parrocchiale e, addirittura in tutti i suoi registri, ma poi nella realtà la vita scorre lontana da ciò che dice di essere, impermeabile agli inviti del Signore (NO), succube della mentalità del mondo, ma pronti sempre a riaffermare la loro giustizia.

La categoria delle persone che sembra dire NO al Signore, ma poi alla fine va nella vigna a lavorare, si identifica in quella parte di individui che sa riflettere, rimettersi continuamente in gioco, non ha paura di riconoscere i propri sbagli piccoli o grandi che siano, sa lasciarsi provocare… è gente che ama la vita e sa verificare veramente ciò che le corrisponde. Il Vangelo chiama questa categoria “i poveri in spirito”, coloro che comprendono che la vera felicità e le loro personale realizzazione non sta in loro stessi, è una realtà che sta fuori l’uomo, va continuamente cercata e, quando trovata, richiede ancora lavoro, sempre lavoro per scoprirne le vere ragioni che sapranno mantenerla viva e quindi sempre disponibile al confronto. Ciò che oggi potrebbe essere un NO, domani potrebbe diventare un SI, disponibili al cambiamento senza paura di sconfessarsi agli occhi del mondo.

I più grandi santi della storia Cristiana, sono stati coloro che dopo continue e sofferte ricerche hanno saputo convertirsi, non dando per definitivo neanche quel traguardo, ponendolo semplicemente come punto di ripartenza.In questo mese di Ottobre la Chiesa si riunirà nuovamente in “Sinodo”, capisce che la fedeltà al Suo Signore non sta in un complesso di affermazioni o regole trasmesse dalla tradizione, che se venissero meno finirebbe la fede, ma in una vita continuamente rimessa in gioco, dove l’amore a sé e al proprio Dio mettono in continuo movimento, disponibile ad accogliere ciò che lo Spirito suscita per servire veramente l’umano che è in lei e che è in tutto il mondo, e poter così testimoniare all’uomo d’oggi l’ attualità della salvezza di Cristo, sempre l’unico Salvatore del mondo.

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