OMELIA XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Anno A

LETTURE: Is 22,19-23; Sal 137; Rm 11,33-36; Mt 16,13-20

E il momento del salto qualitativo, fondamentale in ogni rapporto umano: ecco Gesù provocare i suoi discepoli: non, chi sono io, ma, chi sono io per voi!

Gli apostoli avevano lasciato tutto perché avevano incontrato una presenza che li aveva colpiti, ritenendola capace di dar senso alla loro vita, ora sono chiamati a dare a quanto accaduto un volto più preciso. Diremmo noi, dopo un congruo tempo di convivenza verificare nuovamente le ragioni per cui valesse la pena continuare e per tutta la vita, quanto iniziato.

Ogni incontro che colpisce il cuore dell’uomo e lo cambia deve, se vuole reggere per sempre, deve uscire dal sentimento, che nella natura umana ha il solo compito di rendere interessante qualsiasi realtà per trovarne le ragioni profonde di quanto accaduto. Senza un lavoro come questo nulla regge.

Quanto sopra diventa ancora più urgente quando le situazioni cambiano e, radicalmente, come sta accadendo a Gesù che stava per iniziare un cammino, quello della croce, neppure lontanamente pensato dai discepoli, addirittura scandaloso per chi riconosceva in Lui  “il profeta che deve venire”, il Messia di Dio.

La risposta, a nome di tutti la da Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E’ una risposta giusta alla quale Gesù affida un piccolo commento, e poi a Pietro il grande compito di governare quella comunità che sta per sorgere, ma una risposta ancora troppo dettata dall’entusiasmo; il risultato, Gesù chiederà di non dire ad alcuno che egli è il Cristo. Su quella risposta sarà necessario un ulteriore lavoro.

Ogni passo nella vita è sempre una scoperta, che meraviglia noi stessi, ma è sempre una proposta di lavoro per scoprirne le ragioni, per approfondire il cammino verso la verità tutta intera di ciò che ci sta accadendo.

Anche per noi, quel Gesù che abbiamo incontrato, che ci ha affascinato e che ci ha fatto iniziare il cammino, desidera che il nostro rapporto con Lui cresca in profondità, giorno dopo giorno. Nulla può essere dato per scontato, tutto ha bisogno di una continua ripresa e approfondimento sopra tutto quando la realtà sembra condurci su una strada lontano dalle nostre attese, ma profondamente vera per la nostra vita.L’esperienza cristiana vive e cresce nella continua ricerca e nel continuo giudizio: Cristo è sempre imprevedibile e se non siamo pronti a rimetterci in gioco sempre, rischiamo di perderlo per strada, anche se in qualche momento della nostra vita lo abbiamo sperimentato grande per il nostro cuore. Del resto è la logica di ogni rapporto, soprattutto di quelli che sono vitali per la vita.

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