OMELIA II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Anno A

LETTURE: Is 49, 3. 5-6; Sal 39; 1 Cor 1, 1-3; Gv 1, 29-34

Ritorna in questa domenica la figura del Servo di Iahvé, l’ abbiamo conosciuto già domenica scorsa. In Lui si riassume il compito storico di Israele, scelto per rivelare Dio come il Salvatore e il Liberatore di tutti gli uomini. Egli sarà profezia del “nuovo servo” quello del Nuovo Testamento, di cui abbiamo ancora sentito parlare nel prefazio della Festa del Battesimo di Gesù, Colui che “hai consacrato con unzione sacerdotale, profetica e regale, perché gli uomini riconoscessero in lui il Messia, inviato a portare ai poveri il lieto annunzio”. Questo “nuovo servo” potrà realizzare questo suo compito, come nell’Antico: «come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori» (Is 53,7). Giovanni Battista facendo ecco a questa profezia lo chiamerà appunto “l’Agnello di Dio”, non dimenticando nello stesso tempo, un altro segno caro al popolo ebraico, l’Agnello pasquale che veniva offerto nel tempio in memoria della liberazione dall’Egitto e del dono della terra promessa.

Nella festa trascorsa dicevamo che questo “nuovo servo”, come “l’antico”, non è un personaggio singolo, ma collettivo: Il Cristo con tutti coloro che con lui si sono battezzati, il “Christus Totus”, la Chiesa. Di Cristo e della Sua Chiesa il profeta Isaia ricorda la grande stima che Dio porta a coloro che si sono messi a sua disposizione: li chiama prima di tutto ad una intimità con Lui per poi portare al mondo intero questa grande esperienza.

Come Israele, la Chiesa, è un popolo di salvati per salvare il mondo. Tutta l’esperienza Cristiana non è mai fine a se stessa, o per la bravura morale del singolo, è, al contrario, predilezione da accogliere ogni giorno, per la missione «È troppo poco che tu sia mio servo … Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra». Tutta l’esperienza cristiana è: “Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.” E ancora con il salmo; “Ho annunciato la tua giustizia nella grande assemblea; vedi: non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai. “ s.Matteo 12, 34 “ex abundantia cordis os loquitur «dalla pienezza del cuore, cioè quando il cuore è pieno, la bocca parla»

Questi bellissimi concetti Teologici non sono semplicemente per rispettare e non tradire l’esegesi biblica, e che in sé può anche commuovere, ma sono prima di tutto la ripresa di un metodo con cui Dio ci salva e salva:

Sarebbe interessante porci alcune domande per verificare se siamo almeno dentro questa consapevolezza e desideriamo che, pur con tutti i nostri limiti, questa sia l’esperienza che segna la nostra vita.

Alcune provocazioni:

  • Che significa per me sentirmi Cristiano, con il continuo richiamo alla conversione
  • Che significa la parola missione, nel quotidiano, nel compito educativo, nella responsabilità sociale, lavoro, politica… nei giudizi… nell’uso dei mezzi che posseggo
  • Non mi commuove la grande stima che Dio mi porta nell’affidarmi un compito così grande, lo riconosco come la vera carità verso l’uomo, chiunque esso sia

La vita sacramentale la sento come strada per costruire il “Cristus Totus” o è semplicemente pietà personale.

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