OMELIA II DOMENICA D’AVVENTO

Anno A

LETTURE: Is 11,1-10; Sal 71; Rm 15,4-9; Mt 3,1-12

Domenica scorsa richiamati dalla Poesia di Montale “il Viaggio”, abbiamo appreso che “un imprevisto è la sola speranza “, qualcosa, meglio qualcuno, che ci si para davanti nelle giornate grige da noi programmate nei minimi particolari, e le sconvolge, giornate piene ma spesso incapaci di rendere l’umano che è in noi, più umano. Questo “imprevisto”, qualcosa dai noi non programmato, da noi mai pensato, se accolto e riconosciuto, è ciò che potrebbe ridare gusto e profondità al nostro vivere quotidiano.

Per il popolo d’Israele Giovanni Battista è nel Vangelo odierno “questo Imprevisto”, i semplici riconoscono e si abbandonano alla sua provocazione, I sapienti e i notabili resistono, loro sanno già tutto: “Abbiamo Abramo per padre!”.

“Solo lo stupore, conosce” è il titolo di un libro di alcuni anni fa che riporta, lettere e dialoghi di grandi scienziati che affermano che solo lo stupore e la contemplazione della realtà sono all’origine della scienza intesa come avventura umana; ma non solo nell’avvio della ricerca: ma in ogni passo dell’indagine, è sempre lo stupore lo stimolo per continuare e andare più a fondo.

La fede potrà diventare sempre più matura se davanti all’imprevisto, lo stupore mette in movimento la provocazione ricevuta.

Come abbiamo ascoltato la prima e la seconda lettura? Parole espressioni di un modo di dire? O come possibilità già in atto: una vita generata da un “imprevisto”, da un Dio che Viene, (In quel giorno, un germoglio spunterà dal tronco di Iesse ,….) che bussa alla tua porta e ti chiede di lasciarti amare per costruire con Lui un mondo impensabile all’uomo, ma possibile a Dio? “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto…” o per dirla con San Paolo: “Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio”.

Fuori metafora. In questi giorni siamo provocati da tante realtà che ci sollecitano l’”obolo” del Natale. Molti risponderanno all’imprevisto di questa chiamata, offrendo anche generosamente il proprio contributo, ma il passo successivo, lo stupore per qualcosa che agisce fuori dalle logiche correnti, finisce in un sentimento che purtroppo chiude il discorso: “loro sì che sono bravi!… e perché bravi li aiuto ma non chiedetemi altro….!”. Il vero stupore cerca, al contrario, di comprendere i motivi profondi e i valori che hanno mosso e continuano a muovere un’opera, incredibile agli occhi umani, la cui sorgente spesso, se non sempre affonda, nella conversione di qualche suo iniziatore (un esempio per tutti la grande opera del Cottolengo a Torino) che ha dato, anche qui, credito all’imprevisto: Accoglietevi senza distinzioni, sostenetevi gli uni e gli altri come Cristo ha fatto con voi. (oggi, San Paolo). Chiudo, ricordando ancora una volta che questo tempo d’Avvento, tempo sacramentale, nasce dalla preoccupazione della chiesa e della sua liturgia di educare il Cristiano ad accorgersi che l’espressione “ il Signore viene” è l’imprevisto da riconoscere, di cui accorgersi, e lo Stupore per questa grazia, se è vero e non sentimentale, mette in movimento e da questa provocazione nasce l’impensabile: l’albore di quel regno che avrà il suo compimento quando il Signore verrà a giudicare i vivi e i morti, come diciamo nel Credo. Se quel Giorno sarà per tutti chiaro l’Amore con cui siamo stati amati, già ora potremo affermare in un mondo diviso, la convenienza dell’essere cristiani.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

I commenti sono chiusi.