OMELIA XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 

Anno C

LETTURE: Ab 1,2-3; 2, 2-4; Sal 94; 2 Tm 1,6-8.13-14; Lc 17, 5-10

“Il giusto vivrà per la sua fede” ci ha ricordato oggi il Profeta Abacuc.

Ma in che cosa consiste la “fede” per poter dire anche noi con gli Apostoli: «Accresci in noi la fede!»? Fede è semplicemente quella realtà di vita che nasce da un incontro che affascina perché corrisponde alle nostre attese a cui ci affidiamo perché ne scopriamo le ragioni positive

Nelle domeniche trascorse ci siamo spesso soffermati a precisare che il cristianesimo non è una religione, ma una fede, le letture odierne ci aiuteranno in un ulteriore passo.

Abacuc lo spiega con semplicità: stiamo vivendo giorni di “Violenza e di iniquità”, esperienze che non ci corrispondono, perché il nostro cuore desidera altro: “fino a quando” tutto questo dovrà accadere?  Il Signore con cui il popolo aveva stretto un patto di amicizia affidando tutte le sue attese, risponde:” È una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà. Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede». Fidati di quello che dico, Tu sei stato creato per la felicità, quanto hai davanti è solo un momento passeggero della vita, se ti fiderai di me e mi seguirai toccherai con mano, ciò che creandoti, ti ho promesso. Israele pone così speranza (fede) nel suo Dio, ha avuto infatti molte ragioni suffragate da fatti, che dicono che questo Dio ciò che promette, lo porta a compimento.

Il Vangelo arricchisce questa affermazione: se farete ciò che io vi dico e non pretenderete di voler rispondere a questa realtà negativa che vi circonda con le vostre mani, con i vostri progetti, vedrete realizzato l’impossibile all’uomo. Gli apostoli non possono che affidarsi. Quante situazioni hanno visto risolte da quell’uomo, che avevano seguito proprio perché infondeva in loro fiducia e certezza alle loro attesa. Forse c’è bisogno di non abituarsi a questi “segni” ecco allora il perché della preghiera “Aumenta la nostra fede”, aiutaci a non dare per scontato la nostra fiducia in te, Tu sei qui e non ci abbandoni.

Ecco san Paolo, scrivendo al discepolo Timoteo, a uno a cui vuol bene e che, per questo bene si è totalmente a lui affidato, raccomanda di non dare per scontato l’esperienza di fiducia nel Signore nata e riconosciuta fondamentale quando ha incontrato lui, Paolo. Aggiunge: per amore all’uomo testimonia anche tu questa certezza senza vergogna anche se questo ti potrà costare fatica e sofferenza, come sta accadendo a me, sappi che è il regalo più grande che puoi fare ai tuoi amici.

La fede per noi cristiani è un dono che ci è stato dato nel Battesimo, che si è reso cosciente in noi quando abbiamo incontrato una realtà cristiana affascinante capace di farci vedere che è vita che conviene, il lavoro per renderla adulta “accrescerla”, non svilirla non è solo capacita nostra, è prima di tutto domanda a chi ce la donata, è obbedienza filiale (quindi domanda) al mistero della Chiesa. Nell’umile quotidianità aderendo fino in fondo alla volontà del Padre, senza cercare altre strade, si compie quel destino buono che ci è stato promesso. IL Vangelo odierno si chiude con una frase che chiederebbe una miglior traduzione: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”, nel compiere ciò a cui siamo stati chiamati, “quello che dovevamo fare” senza aggiungere altro di nostro, arriveremo a vedere e a sperimentare le meraviglie dell’amore di Dio.

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