Anno C
LETTURE: 1 Re 19, 16.19-21; Sal 15; Gal 5,1.13-18; Lc 9,51-62
Riprende il cammino del tempo ordinario La liturgia offre oggi un ulteriore spunto per rispondere alla domanda “Che cosa è il Cristianesimo?” La risposta può essere così sintetizzata: “un cammino nella sequela di Cristo verso Gerusalemme” Non si tratta quindi tanto di aderire a una dottrina, ma di legarsi alla sua persona. La Parola odierna fissa alcune caratteristiche che decidono dell’autenticità di questa sequela? C’è un punto di partenza, che è di ogni sequela, un fascino sperimentato: chi dice: «Ti seguirò dovunque tu vada» è perché ha visto in quella presenza qualcosa che colpisce e corrisponde alle attese del cuore. Gesù apprezza, ma subito precisa: attenti ai facili entusiasmi, ciò che propongo è per la vita piena, ma questo traguardo passa attraverso un cammino che ha delle tappe, la croce, che non possono essere evitate, anzi ne sono una componente essenziale, prima o poi arrivano guai a scandalizzarsi.
E’ una sequela che è “grazia”, dono offerto che è possibile riconoscere quando si ama la vita, ma, come tale, chiede subito radicalità, nessun tentennamento: radicalità, parola da non confondersi con autenticità, ma tensione verso…. che non si fa distrarre da Altro che non sia Lui: ogni cosa, anche gli affetti più cari, sono vissuti in Lui e per Lui.
E’ una sequela che è capace di testimoniare al mondo, che Lui è la “tua realtà più cara”, consci delle conseguenze che possono nascere da un mondo che ha “altre cose più care”, quando si mettono in discussione con la vita le certezze che ci sostengono diventano sempre un giudizio, e un giudizio quando si è ideologici fa scattare lo scontro, e chi ha il potere cerca ogni mezzo per sopravvivere, anche la persecuzione.
E’ una sequela che ha un traguardo preciso Gerusalemme il luogo in cui si realizza il progetto del Padre, morte e resurrezione, dove tutto si trasfigura e diventa prova evidente che Egli non inganna, anzi da inizio a “quella cosa nuova” che il cuore dell’uomo da sempre attende.E’ una sequela nella libertà, direbbe oggi san Paolo. Libertà: una parola che ha bisogno di essere sempre precisata in un mondo che la ridotta al “poter fare ciò che mi pare e piace. Libero è colui che può costruire il progetto della vita che si prefigge, e che dall’esperienza risulta capace di portare alla felicità. Libero è chi riconoscendo la grandezza di questo progetto accoglie in tutta la sua vita tutto ciò che lo rende capace di realizzarlo. Il discepolo, il cristiano, è libero, quando sa abbracciare e vivere tutto ciò che costruisce questa sequela perché solo così, croce compresa, porta al compimento della propria vita.