OMELIA V DOMENICA DI QUARESIMA

Anno C

LETTURE: Is 43,16-21; Sal 125; Fil 3,8-14; Gv 8,1-11

Ancora un altro episodio che approfondisce il tema della misericordia, esperienza che la Pasqua ci farà sperimentare dopo e a conclusione del cammino quaresimale. L’adultera, su di lei pendono le gravi sanzioni della legge (cf Lv 20,10;  Dt 22,22.24).  Coloro che ne sono i custodi ne proclamano l’esecuzione; Gesù è interpellato e richiesto di un giudizio nel perfido tentativo di imbrigliarlo nel vicolo cieco di una risposta in ogni caso compromettente. Il dilemma si gioca sulla scelta tra la legge mosaica e la misericordia che Egli va insegnando e praticando. Gesù allora fa appello alla coscienza degli accusatori: il loro peccato sta nello sfruttare un caso umano per poter formulare accuse contro di lui. Ma l’intento di Gesù resta chiaro: salvare la peccatrice dall’impietoso giudizio e mostrare il senso della sua missione di messaggero della misericordia divina. (vedi sito Maranatah).

Quali sono i tratti che nel brano odierno si aggiungono al grande discorso della misericordia che abbiamo iniziato a contemplare in queste domeniche e che avrà il suo culmine nel mistero della morte e resurrezione? Dio è Padre, noi siamo figli preziosi ai suoi occhi, Egli ci corre incontro e fa festa per il nostro ritorno… Egli, ecco il passo odierno, non giudica, e con ciò che rimane del nostro male compie “una cosa nuova”. La consapevolezza del male compiuto, unita alla sua “Grazia” diventa l’inizio di una vita nuova: “E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Il profeta Isaia descrive i frutti dell’Esodo, dalla schiavitù d’Egitto: profezia di chi ha il coraggio di gridare la propria condizione e di lasciarsi salvare da Chi questo grido ascolta. Quel nemico che sembrava potente nel soggiogare l’uomo alle sue brame, è sconfitto, è distrutto, “come un lucignolo, sono estinti”: Coloro che sono liberati possono così iniziare quel cammino di libertà che hanno desiderato; Dio pone davanti a loro le condizioni favorevoli per giungere alla “terra promessa”, alla pienezza della libertà. “Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. per dissetare il mio popolo, il mio eletto. Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi». Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?

San Paolo, come ogni santo che la chiesa abbia o no canonizzato, diventerà un testimone di “questa cosa nuova”. Dopo l’incontro con Gesù sulla strada di Damasco e il dolore per la sua vita passata come persecutore, (tra i più grandi santi, infatti, ci sono sempre i grandi peccatori…) eccolo ora testimoniarci: “Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, … dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù ,…”

Anche per ciascuno di noi, Dio compie le grandi meraviglie del Suo amore. Noi, come Israele, come Paolo, come i santi, siamo preziosi ai suoi occhi. Nel dono del Suo Figlio, inizia per tutti “quella cosa nuova” che renderà possibile l’esaudimento delle promesse che il cuore si porta dentro.                                             

“Proprio ora germogliano, non ve ne accorgete?” ci ridice Isaia …         

Avremo bisogno, in questi giorni, di fermarci, di guardare in profondità a questa “cosa nuova…”, di contemplare nel silenzio il mistero della Croce, culmine di un amore, inizio di reale liberazione da tutti gli idoli che ci circondano, pegno di umanità nuova, oggi, e di vita eterna, domani e per sempre.

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