OMELIA V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO   

Anno C
LETTURE: Is 6,1-2,3-8; Sal 137; 1 Cor 15,1-11; Lc 5,1-11

GIORNATA PER LA VITA

Solo un’esperienza che colpisce può rendere possibile l’incontro, solo un incontro che cambia la vita, può rendere discepoli, missionari e testimoni della Persona incontrata.

Nelle Domeniche trascorse Gesù si è fatto conoscere per quello che è, c’è chi soggiogati dal pregiudizio ha tentato di eliminarlo dalla propria vita, c’è chi al contrario non ha potuto che riconoscere e, nonostante La propria condizione morale, iniziare con Lui e per Lui una nuova storia, che ha cambiato la vita, dando una moralità nuova, rendendola testimonianza di quel fatto accaduto.

Quanto sopra è la legge della vita:

Lo è per Isaia: nella visione della corte celeste, percepisce la propria piccolezza e il proprio peccato, capisce il bisogno che è, si lascia purificare e subito si rende disponibile a dire a tutti la grandezza di cui è stato testimone: «Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».

Lo è per gli Apostoli e per i discepoli a cui Gesù appare “risorto”. La loro indegnità di fronte a quell’avvenimento li interroga, ma non impedisce loro di mettersi totalmente a disposizione di questo fatto perché il mondo creda: “Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.”

Lo è stato per i primi chiamati. La pesca miracolosa è un avvenimento che li interroga, soprattutto dopo il fallimento sperimentato in un lavoro in cui avrebbero dovuto essere veri professionisti: “Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto”; la loro risposta è significativa: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». Ma nonostante questo, nasce subito la disponibilità a seguire: “E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.”

Lo sarà anche per ciascuno di noi se avremo la fortuna di fare questa esperienza. Fortuna… in termini cristiani si chiama “grazia”. Una grazia che, prima di tutto va chiesta, una grazia che il Signore concede e che noi nella nostra libertà dovremmo saper leggere dentro i tanti incontri della vita, dove la nostra povertà è abbracciata, dove tocchiamo con mano la bellezza in questa vita dell’altra vita:

Senza questa “grazia” non si può essere Cristiani, al massimo si continua ad essere brava gente, ma l’essere di Cristo e suoi testimoni è un’altra cosa.

Oggi  44° Giornata per la vita,  il tema “Custodire la vita”. Il messaggio dei Vescovi, partendo dalla situazione attuale, invita Le persone, le famiglie, le comunità e le istituzioni perché non si sottraggano a questo compito, imboccando ipocrite scorciatoie, ma si impegnino sempre più seriamente a custodire ogni vita. Potremo così affermare che la lezione della pandemia non sarà andata sprecata.                     (Il messaggio è disponibile in rete)

 

 

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