OMELIA IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO  

 Anno C
LETTURE: Ger 1,4-5.17-19; Sal 70; 1 Cor 12,31-13,3; Lc 4,21-30

 

Siamo ancora come domenica scorsa nella sinagoga di Nazareth, Gesù si è manifestato come Colui che compie la Parola di Dio.  L’accoglienza è fredda, l’idea che si porta con sé di Dio è troppo grande perché possa “incarnarsi” in un compaesano qualsiasi … compi dei segni per accreditarti, come hai fatto a Cafarnao! … Si alzarono e lo cacciarono fuori della città …!

Per noi che leggiamo a distanza e che conosciamo la Bibbia possiamo subito affermare che anche per Gesù ha inizio la vera odissea riservata a tutti i profeti di cui la prima lettura ne è un esempio. Un rifiuto che nel piano Divino diventa motivo di condanna per chi si è reso colpevole, ma inizio di salvezza per altri uomini, non necessariamente appartenenti al popolo di Israele, come si esprimerà molto bene S. Paolo nella lettera ai Romani 11,11 “Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta agli stranieri per provocare la loro gelosia”.

Lo scandalo dell’Incarnazione inizia ben presto. Il preconcetto «Non è costui il figlio di Giuseppe?» chiude il cuore ai primi destinatari del dono di Dio, ma pone le fondamenta perché il Vangelo arrivi ai confini della terra….

Dopo duemila anni la storia si ripete: quanti battezzati preferiscono vivere una fede del “fai da te”, perché gli strumenti con cui Egli continua oggi la Sua opera “non sono degni di Lui”. Chiesa, Sacerdoti, Religiosi, liturgie, Sacramenti, tutto contaminato dal male e dal peccato, come è l’uomo di questo tempo e le sue opere, come possono donarci la salvezza di Dio?  E il preconcetto continua con i medesimi risultati!

Si aprirebbe qui il grande discorso sulla libertà, che è un grande compito per l’uomo di tutti i tempi, e che Dio rispetta meglio di noi, e la Sua proposta, offerta con un segno ambiguo (che dice e non dice).

Leggo anche oggi questo “mistero” in chiave pastorale: ancora quanti battezzati ripudiano di fatto “il Cristo oggi”, vivente nella chiesa, per seguire altre divinità. Al loro ripudio, quante conversioni anche a livello giovanile capaci di meravigliare… quanti movimenti, associazioni, gruppi di fedeli che fanno risplendere in bellezza la “sposa di Cristo” e la fanno, nonostante tutti i tentativi contrari, un segno affascinante in mezzo al mondo. Forse anche qui, per vedere, basterebbe far cadere il pregiudizio.

Un’ultima parola sulla meravigliosa epistola oggi ascoltata: tutti la conosciamo come l’inno alla Carità. La Carità in questo brano non è la nostra elemosina: “… E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo, per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe” La Carità è la natura di Dio che Egli ci ha donato nel Battesimo, facendoci Figli nel Figlio”. Come il Figlio è venuto per farci conoscere con le opere della sua vita, il Padre, così i Figli nel Figlio sono chiamati con la loro vocazione a vivere lo stesso compito, sapendo che la risposta del mondo è quella che Cristo ha ricevuto, l’emarginazione e la Croce, ma tutto questo come pegno e anticipo di resurrezione.

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