OMELIA III DOMENICA DI AVVENTO

Anno C 
LETTURE: Sof 3,14-18a; Is 12,2-6; Fil 4,4-7; Lc 3,10-18

«Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!  Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente.   Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia».

Sembra paradossale, ma è la logica dell’amore: Chi gioisce per primo, oggi, per la salvezza che viene? Non certo noi, ma è il Signore stesso. E’ la gioia di un Padre che vede imminente la restaurazione di ciò che era andato distrutto, è la gioia di un Padre che vede i suoi figli “ritornare”. (vedi il profeta Baruc, di domenica scorsa) Come non andare alle bellissime parabole del Figliol Prodigo … “E gli corse incontro…  si faccia festa” (Lc 15, 11-32) o a tutte le altre che il Vangelo di Luca narra, in cui la festa è sempre il primo sentimento del pastore che ha ritrovato la pecorella smarrita, o della donna che finalmente ritorna in possesso del denaro perduto…

E’ una festa che stupisce, che contagia e che coinvolge: Ecco perché San Paolo può dire: “Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!”

E’ una festa così bella da desiderarla per ogni uomo, per il mondo intero, da dilatarsi con la stessa logica che l’ha generata, l’amore: ecco allora, il meraviglioso brano del Vangelo oggi proclamato: Amore ricevuto, diventa vero se donato…

Cosa dobbiamo fare per essere degni di questo amore, chiede la gente a Giovanni Battista: rispondete facendo vostro l’ amore ricevuto, così anche la vostra gioia sarà piena!

Amore, gioia, sono sentimenti che portano a pienezza il cuore dell’uomo se dunque diventano fecondi. Giovanni non chiede atti eroici, chiede un quotidiano che diventi capace di dare il superfluo, di non imporre la propria superiorità a fini egoistici o di semplice potere, chiede sopra tutto di lasciar entrare nella vita personale di ciascuno La forza di questo Amore che sta per venire capace di giudicare e di trattenere ciò che “è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode… “ (Fil. 4,8): infatti, “Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile”.

La tradizione Cristiana ha sempre valorizzato in preparazione al Natale soprattutto due gesti: Il dono (che viene offerto) e il Sacramento del Perdono (il dono che viene ricevuto).

Il dono, un segno che sempre più chiede di essere purificato: non affermazione del proprio “io”, ma come dilatazione dell’amore ricevuto (Carità Dio è Carità: Per-dono). A chiunque lo si offra, siano i propri figli o coloro che per vari motivi sentiamo vicino, preoccupiamoci che possa esprimere la gioia che ci portiamo nel cuore per il Dono che per eccellenza in questi giorni viene fatto a noi personalmente, Cristo Gesù. Se sarà vero non escluderà nessuno e così  potrà dilatarsi ai vari bisogni che la realtà ci pone davanti, sino a giocare il nostro superfluo.

Il sacramento del Perdono, perché la gioia di Dio, per la salvezza che sta per raggiungerci si esprima concretamente, sia come l’abbraccio del Padre al Figliol prodigo, dia reale contenuto alla festa che ci sta davanti.

 

 

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