OMELIA XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO   

Anno B
LETTURE: 1 Re 17,10-16; Sal 145; Eb 9,24-28; Mc 12,38-44

 

L’Amore, il cui significato vero abbiamo tentato di definire nelle domeniche trascorse, chiede tutto: è nella sua natura. Tutto, non solo ciò che si è, ma anche ciò che si ha, la ricompensa, afferma il Vangelo e l’esperienza dei Santi, sarà sempre il centuplo.

 

Due episodi, narrati dalla liturgia odierna, esprimono con chiarezza quanto sopra:

Il Profeta Elia assicura la vedova di Sarepta che il gesto eroico compiuto in suo favore avrà una risposta sorprendente: “La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia”

La vedova del Vangelo riceve l’elogio di Gesù nonostante l’offerta economicamente irrilevante, ma sommamente impegnativa per le sue possibilità.

 

Nelle nostre chiese c’è quasi una specie di pudore nel parlare del dovere che ogni cristiano ha di sentire suo il sostenere anche economicamente il tempio, le sue attività e chi in esso dona il suo servizio. La storia ci insegna che comunque, ogni epoca e ogni comunità ha cercato di offrire ai propri fedeli indicazioni concrete. Troviamo testimonianze negli scritti Apostolici. I fedeli, dal canto loro, hanno sentito il bisogno di rispondervi sempre liberamente, e, quello che colpisce, responsabilmente.

Sarebbe interessante anche oggi, guardarsi attorno e scoprire i vari metodi nati e sperimentati nelle varie nazioni, da quelle delle antiche Chiese dell’Europa Occidentale, legati ad una storia che li ha preceduti, e che spesso delegano ad  organismi nazionali il trovare le soluzioni adatte, a quelle delle giovani Chiese dove la responsabilità personale è molto accentuata con l’impegno di versare mensilmente la “decima” dei propri guadagni, direttamente alle varie comunità locali di appartenenza, a cui ci si affilia liberamente.

 

A parte i metodi che attivano più o meno responsabilmente il fedele è chiaro che ciascuno dovrebbe sentire realtà sua la comunità a cui appartiene e come ogni buon membro della famiglia ecclesiale viverne le relative preoccupazioni e i bisogni, anche di natura materiale: l’Amore tocca anche questo particolare.

 

Gesù loda chi vive seriamente queta preoccupazione e la realizza senza suon di tromba o ostentazione di qualsiasi tipo. Essa dovrebbe esprimere e portare al massimo grado l’esperienza di fede, dove anche l’uso del denaro è giudicato non con criteri umani: una fede infatti, che non arriva a questo non è fede adulta.

 

I Santi ce lo insegnano. Chiudiamo una settimana in cui la chiesa ci ha invitato ad alzare lo sguardo alla Gerusalemme celeste e a contemplare chi ha saputo seguire Cristo, sino al dono totale di sé. Espressione che non comprende semplicemente un atto di volontà totale, ma anche un abbandono concreto di tutte quelle ricchezze materiali, di cui a vario titolo ci si trova ad esserne legittimi proprietari.

Un nome per tutti la cui festa è stata celebrata il 4, Novembre: Carlo Borromeo.

Erede, per la morte del fratello maggiore Federico di tutti i beni della Famiglia. Preferisce la rinuncia a tutto per donarsi totalmente al Crocefisso nel servizio della Chiesa: Una rinuncia che ha arricchito cento volte tanto la vita della Chiesa, una esperienza che ancora oggi, a distanza di secoli, la permea e la costituisce.

Ancora, un Nome per tutti: sin dagli inizi della chiesa, da Sant’Antonio del deserto che vende tutti i suoi bene, ad oggi: ai tanti giovani che lasciano al mondo gli onori di un titolo accademico e della relativa carriera per seguire Cristo nella strada della verginità consacrata, del sacerdozio, della missione al mondo, del servizio ai poveri di ogni tipo e latitudine.

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