OMELIA XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO    

Anno B 
LETTURE: Dt 4,1-2.6-8 Sal 14; Gc 1,17-18.21b-22.27; Mc 7,1-8.14-15.21-23

 

Riprendiamo il nostro cammino domenicale lasciandoci di nuovo provocare dal Vangelo di Marco.                   Il brano odierno pone subito una questione spesso data per scontata: l’esperienza cristiana, che viviamo e che cerchiamo di trasmettere nelle nostre famiglie e nella società che ci circonda, poggia sulla tradizione o si alimenta solo di tradizionalismo?

Cos’è la tradizione?  Trasmettere in eredità un contenuto di valori che si fondano su un insegnamento autorevole. Il grande compito, sostenuto e confermato dell’autorità, è quello di incarnare questi valori di sempre nella vita, che nel tempo modifica le sue espressioni esteriori a causa dei mutamenti della storia. I valori restano immutati ma il loro modo di tradurli cambia a secondo del tempo storico e delle varie culture.

Che cosa è il tradizionalismo? Come in ogni “ismo” la lingua italiana esprime una riduzione dell’esperienza dal sostantivo principale (qui tradizione). Si privilegia un particolare, rendendolo poi assoluto. In questo caso, diventa espressione “immutabile” una forma relativa ad un determinato periodo, che allora era rispondente alla realtà, ma oggi non più, perdendo di vista il motivo e i condizionamenti storici e culturali che l’hanno allora generata. Si impedisce così il lavoro di sempre, quello che non può mai essere dato per scontato, quello dell’inculturazione.

“Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”.

“Si è sempre fatto così …!?”, questa frase è tremenda, giustifica una pigrizia e si accontenta dell’esteriore. Mette in pace in un certo senso le coscienze, ciò che si doveva fare lo si è fatto ma il tutto non produce né vita, né quei cambiamenti per cui il gesto era nato e si era imposto nella tradizione cristiana.

Sarebbe interessante passare al vaglio le varie espressioni della vita cristiana e dare un giudizio. E’ evidente come tante di esse, nella nostra prassi, continuano a “resistere” ma non producono più i risultati che ne dovrebbero conseguire. Al contrario quante di esse perse, perché non rinnovate nella loro originaria intuizione, o ancora, quanti gesti nati “per affermare una modernità” e subito morti perché privi di un’anima che ne offre il vero contenuto per la vita, privi dunque di tradizione.

Fuori metafora proviamo ad essere sinceri con noi stessi per non cadere nella trappola che Gesù oggi denunzia.  Partiamo dal gesto che stiamo vivendo: perché siamo venuti a Messa? Per assolvere un precetto, perché è così ogni domenica, o per incontrare il Signore presente nel Sacramento, l’Eucaristia e lasciarsi modellare dalla Sua presenza?

Un altro esempio. Come adulti, come educatori perché chiediamo per i nostri figli o nipoti i Sacramenti della Iniziazione Cristiana? Per tradizione o per tradizionalismo? Quando si accostano i genitori in queste occasioni, si respira un’aria opprimente: c’è nella quasi totalità la pretesa di poter far accedere a questi momenti con il minor dispendio di energia i nuovi neofiti, (poveretti hanno già tante cose da fare!), ma soprattutto di poter arrivare a celebrare il gesto, comunque si sia proceduto nella preparazione, unicamente per fare festa, che naturalmente, si dice, è tradizione fare ….!

Sarebbe bello che ciò che abbiamo letto oggi nel libro del Deuteronomio ci trovasse tutti concordi e non per modo di dire: ancora una volta non è in gioco un gesto, un comportamento, ma la vita e la vita in abbondanza, la nostra felicità presente e futura. Dio nel Suo amore ci si è fatto vicino e vuole camminare con noi non per imporci regole e comportamenti astratti, ma per indicarci una strada che come tale ha si regole e comportamenti,  ma nati dall’amore alle nostre persone e che, se riscoperti continuamente nelle loro motivazioni più profonde, sono tali  “affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore,  Dio dei vostri padri, sta per darvi.”

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