OMELIA XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO   

Anno B
LETTURE: Gs 24,1-2a.15-17.18b; Sal 33; Ef 5,21-32; Gv 6,60-69

 

Si chiude oggi la nostra riflessione sul cap. 6 di san Giovanni. Una amara constatazione e un richiamo a non dimenticare il metodo Cristiano.

Una amara constatazione: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?» e, “Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.”

Un richiamo a non dimenticare il metodo Cristiano:  «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». La fede è grazia, ma una grazia che chiede un lavoro senza di esso, essa muore. “È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla”. Non il nostro sforzo per capire, ma un seguire lasciandoci continuamente investire dal dono dei Sacramenti e della vita della Chiesa. (Lo Spirito)

Senza un lavoro, senza catechesi, senza vita sacramentale ed ecclesiale, tutto resta incomprensibile, anche se abbiamo vissuto l’incontro con Lui. Non a caso l’evangelista parla non genericamente di Giudei, ma di discepoli che tornano indietro e non restano più con Lui. E’ l’amara constatazione di un popolo di Battezzati che non viene più a Messa, che non riceve più l’Eucaristia con le dovute condizioni. Tutto è più importante, tutto viene anteposto a questo “grande Sacramento”, “fonte e culmine di vita Cristiana”

Gesù davanti a questo “apparente” fallimento non cerca scorciatoie, non riduce la proposta, anzi, rincara la dose (è la logica dell’Amore). Ai fedelissimi ripete: «Volete andarvene anche voi?». La risposta non si fa attendere ed è consolante! Ridice il metodo Cristiano. Pietro a nome di tutti esclama: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Signore, anche noi abbiamo capito poco di questo discorso, ma una cosa è chiara: se andiamo via da te dove andremo a finire…?  Solo con te, camminando con te, tutto diventerà comprensibile. Solo il linguaggio dell’Amore e della sequela (Lo Spirito), rende possibile dare spessore alla ragione. Solo un Incontro che ha affascinato e coinvolto porta ad una esperienza seria e profondamente ragionevole.

Senza staccarci da quanto sopra una parola sulla lettera di Paolo agli Efesini, il brano che fonda la teologia del Sacramento del matrimonio.
“Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! “

Oggi tra i cristiani, mancando purtroppo il lavoro di cui sopra, esiste una grande confusione: convivenza, matrimonio civile, matrimonio cristiano, pari sono e nella scelta difficilmente prevale il criterio vero quello di Cristo, ma purtroppo quello che emerge dalla mentalità omologata al mondo, che sceglie, come in ogni realtà mondana, il meno impegnativo, soprattutto per ciò che riguarda fedeltà e totalità.

Non è qui il momento di approfondire questa grande realtà (mistero grande, dice Paolo). Ma è il momento, richiamati dalla odierna Parola di Dio, di capire una cosa, in sé elementare, senza una reale esperienza di Cristo, incontrato, accolto, vissuto come la presenza più cara alla nostra vita, sia l’Eucaristia che per il Matrimonio, anche se ci si sposa in Chiesa, rimangono un discorso “duro”. Incomprensibile alla “carne”, all’umano. E’ ancora il Vangelo odierno che sottolinea: “la carne non giova a nulla”.

I discorsi umani non fanno altro che complicare la situazione, non certo aiutarla.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

I commenti sono chiusi.