MESSA VESPERTINA NELLA VIGILIA
LETTURE: 1 Cr 15,3-4.15-16; 16,1-2; Sal 131; 1 Cor 15,54-57; Lc 11,27-28
MESSA DEL GIORNO
LETTURE: Ap 11,19a; 12,1-6a.10ab; Sal 44; 1 Cor 15,20-27a; Lc 1, 39-56
Questa bellissima solennità ci impedisce di continuare la riflessione del cap. 6 di san Giovanni che stiamo sviluppando in queste domeniche, ma ci permette di riprendere una frase importantissima del discorso di Gesù ai Giudei che lo cercavano perché aveva soddisfatto i loro bisogni materiali: “Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà”: Maria è la testimonianza concreta di come queste parole possano tradursi in un programma che rimane per “la vita eterna”. Un programma che non dipende prima di tutto da una condizione in cui si è chiamati a vivere, ci ha ricordato il Vangelo della vigilia, e per Maria quella di essere la Madre del Cristo, ma dipende dall’ aver “ascoltato e vissuto la parola di Dio: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
La liturgia di questa solennità sottolinea la glorificazione di Maria anche nel Suo Corpo. Il Cristianesimo è la religione dell’incarnazione, del Dio dentro la storia, del Dio che si fa carne e che esalta questa condizione come la strada privilegiata per la realizzazione umana. Un corpo messo al servizio del Vangelo e per questo chiamato ad essere “glorificato”, trasfigurato, chiamato a diventare eterno, assiema a quei gesti che già oggi “eternano” la nostra esistenza. (i gesti dell’amore)
Maria con il Suo “Si” ha accettato di mettere il proprio corpo al servizio del Signore: ancora la Messa di Vigilia ci ha ricordato che per questo “Si” è diventata l’Arca della nuova ed eterna Alleanza”, la donna vestita di sole che “partorisce quel Figlio Maschio destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro” e ad inaugurare gli inizi della salvezza del nostro Dio: «Ora si è compiutala salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo».
La Parola di Dio ci ricorda che ciò che è accaduto a Maria non è un privilegio, ma la conseguenza del metodo di Dio, che esalta, come è oggi cantato dal “Magnificat”, proclamato nel Vangelo, tutti coloro che hanno saputo mettersi a disposizione del progetto del Padre, a cominciare dal Suo Cristo. Così facendo hanno vinto la morte e accumunati da questa vittoria godranno del premio promesso: “la resurrezione della carne”. Maria diventa un segno che conferma le promesse di Dio, esse sono in Lei già realtà.
Un corpo, espressione di una libertà, messo a disposizione di Dio! Così Cristo, così Maria, così ogni Cristiano: tutti chiamati a partecipare dello stesso grande progetto.
Sarebbe interessante oggi dare un giudizio su come ciascuno di noi guarda al proprio corpo sapendolo scelto come strumento per l’edificazione del Regno di Dio.
Quanti sacrifici perché sia “perfetto” in tutte le sue componenti: certe espressioni popolari lo rivelano: “basta la salute, il resto non importa”, e si riempiono le palestre, e ci si sottopone a diete di ogni tipo, e si è pronti a correre dal medico ad ogni piccolo campanello d’allarme … Provocatoriamente potremmo dire ma a che pro?, Per stare bene… ! ma permettete ancora, ma a che pro, Se poi c’è un finale inevitabile per tutti , la morte? Lavorare, faticare, sottoporre il corpo a sforzi per allungare la vita di qualche giorno, per dargli giustamente un livello di vita degno di essere vissuta, ma comunque per morire? Ricordiamo la parabola di Gesù: “Stolto stanotte stessa morirai e tutto ciò che hai accumulato di chi sarà?”
E’ logica intelligente vivere per morire? O al contrario è logica vincente, vivere per costruire quel destino buono che è stato pensato per ogni uomo nel momento in cui è stato voluto e che il cuore chiama felicità? Una cosa grande che per essere tale non deve finire mai, deve essere eterna … deve essere per sempre!