OMELIA DOMENICA DOPO PENTECOSTE – SANTISSIMA TRINITÀ

Anno B – Solennità

LETTURE: Dt 4,32-34.39-40; Sal 32; Rm 8,14-17; Mt 28,16-20

 

Raggiunta la  vetta, se la giornata è limpida si guarda tutto il cammino percorso, per misurarne l’ampiezza, per contemplare nel suo insieme l’immenso panorama che prima si  è  ammirato nei particolari. È un simbolo di ciò che la festa della  SS. Trinità ci chiama a fare,  a  conclusione della  celebrazione  del mistero dell’Incarnazione e della Redenzione.  Dio è il protagonista della storia della salvezza; ma non un Dio astratto, solitario: è il Dio comunità di amore, Padre, Figlio e Spirito Santo. (https://www.maranatha.it/)

Il libro del Deuteronomio ci richiama una grande cosa per dare “consistenza” per dare un “volto” a questo nostro Dio: E’ un Dio che sceglie e ama. E’ un Dio che proprio perché ama entra in dialogo con il Suo popolo, gli è accanto per “camminare con Lui” e per condurlo nella terra della promessa quella che realizzerà le grandi attese del Cuore.

E’ un Dio, riprende San Paolo che a differenza di altri dei, si fa chiamare “babbo” e che ci dona il Suo Spirito per farci “figli”

E’ un Dio la cui natura è”Amore”, comunione, rapporto e che desidera attraverso di noi che sperimentiamo la bellezza dell’essere Figli, abbracciare tutti gli uomini di ogni tempo e di ogni latitudine perché tutti arrivino a realizzare sé stessi, il motivo vero per cui esistono.

Riassumendo queste piccole considerazioni che avremmo dovuto sperimentare nel tempo liturgico trascorso, potremmo richiamarci ancora una volta con le parole del libro del Deuteronomio: “Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro.”. Lo facciamo perché spesso siamo portati dalla nostra distrazione a scegliere altre divinità, dimenticando tutta quella grande storia dentro cui per amore siamo stati coinvolti.

Il Dio Cristiano, il Dio Amore non è tale perché riceva il culto dovuto, come prezzo del dono della vita che abbiamo ricevuto che poi gestiamo come vogliamo noi ….   Questo Dio è tale perché ciascuno di noi non perda la strada del proprio compimento. L’Amore non afferma mai se stessi, ma afferma l’amato e da la vita per Lui.

Dovremmo spesso riflettere proprio questo: quali delle nostre divinità che “adoriamo”,  seguiamo, mettiamo a fondamento della nostra realizzazione (soldi, salute, carriera, sport, amici, rapporti….) danno la vita per noi …  Ci ammonisce San Paolo: “Tutto è nostro, ma noi siamo di Cristo e Cristo è di Dio” Tutto ci è dato come mezzo per … sarebbe stolto usare il mezzo, pur importante, come fine, non sarebbe in grado di rispondere alle nostre attese!

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