OMELIA V DOMENICA DI QUARESIMA  

Anno B
LETTURE: Ger 31,31-34; Sal 50; Eb 5,7-9; Gv 12,20-33

 

Concluderò un’alleanza nuova e non ricorderò più il peccato. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo.

Una storia di alleanze, sempre infrante.  I profeti capiscono che l’uomo pur con tutte le sue forze non è in grado di essere coerente: la sua natura è ferita dal peccato originale, è necessario una nuova creazione, un cuore nuovo.  Questo cuore lo potrà donare solo la croce di Cristo, che attraverso il sacramento del Battesimo, ci introdurrà nella vita stessa di Dio.  La prima lettura parla di “Conoscere il Signore”, verbo che esprime una esperienza intima, (Adamo conobbe Eva e partorì un figlio …), «…  tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato. ».

Questo cambiamento del cuore è un dono totalmente gratuito, ma presuppone, come nel Vangelo odierno, il desiderio di  “alcuni Greci” che Chiedono a Filippo: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Per  l’evangelista, ancora un verbo da spiegare: «vedere Gesù» indica lo sguardo della fede e l’apertura del cuore: condizioni indispensabili per cogliere l’identità di Gesù ed entrare in comunione con lui. Spiegherà qualche versetto più avanti che: “ Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.”  E  il seguire è immergersi con Lui nella Sua “ora”: “se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” e questo frutto è la resurrezione, è la Nuova ed Eterna Alleanza, è la creatura nuova, che come Cristo dice il suo “Si” al Padre e si rende disponibile per sempre alla Sua fedeltà.

“Vogliamo vedere Gesù!”  è l’augurio che ci facciamo tutti insieme in questi giorni. La Pandemia sembra ridurre tutte le nostre preoccupazioni: ma guai a ridurre tutto ad un problema tecnico-scentifico. La fede non disprezza queste cose, ma ci ricorda che non possiamo ridurre la vita a queste preoccupazioni. I nostri Padri in momenti simili intensificavano la preghiera, tra noi sembra al contrario che anche quella poca fede rimasta stia sparendo.

La Pasqua ci aiuti nella certezza che Dio ha vinto la morte e che affidarsi  a Lui si vince ogni morte, soprattutto quella dello Spirito:

Gli avvisi legati a questa riflessione sono importanti anche nei loro particolari per compiere l’essenziale nel rispetto delle norme che ci sono state consegnate.

 

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