Anno A LETTURE: Zc 9, 9-10; Sal 144; Rm 8, 9. 11-13; Mt 11, 25-30
E’ importante leggere il brano ascoltato nel contesto in cui Matteo lo pone. Siamo in un momento di difficoltà, il ministero di Gesù vive un momento di prova: umanamente Egli sta vivendo il senso del fallimento.
La reazione: non un lamento verso Dio, ma una confessione che è lode e benedizione.
“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.”
C’è un criterio che fa stare davanti agli avvenimenti della vita, qualunque essi siano, che non è quello del mondo corrente, quello del successo, quello di cui siamo abituati … c’è un altro criterio … Non è facile entrarvi nella sua logica, bisogna possedere alcune caratteristiche, quella fondamentale oggi proclamata: essere piccoli!
C’è un criterio per vincere il nemico (vedi prima lettura): Il Tuo re sarà giusto e vittorioso, non perché indosserà le armi del guerriero, non perché si presenta cavalcando un destriero da battaglia, ma perché, umile, cavalcando un asino, annuncerà la pace alle nazioni, e con la Parola e l’offerta di sé, spezzerà gli strumenti di guerra.
C’è un criterio per vivere, ci dice oggi San Paolo, non quello di essere sottomessi alle opere della carne, ma a quelle dello Spirito.
E’ un criterio che è comprensibile solo in una dimensione di abbandono soprattutto nel momento in cui sembra che tutto ci rovini contro: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero»
Il coraggio di verificare la logica corrente e il suo essere fallimentare nell’offrire le risposte che il cuore dell’uomo attende, ci porta a guardare alla logica che Cristo ci sta testimoniando, E’ la logica di un Figlio obbediente che conosce l’amore del Padre, che sa che Egli è Padre sempre. Un Padre, potendolo, sceglie per il proprio figlio l’unica strada che lo porta al compimento.
Essere Figli!, ritorna l’affermazione iniziale, è essere piccoli!
Il dotto, il sapiente è colui che riconosce questa dimensione dell’umano e ne indica la strada per non stravolgerne la natura: Gesù infatti, non disprezza la Sapienza, ma quella che “nasce dall’alto”. Egli , oltretutto in quanto Figlio, è la Sapienza divina fatta Carne.