Festa della Presentazione del Signore
(Ml 3,1-4) (Sal 23) (Eb 2,14-18) (Lc 2,22-40)
La memoria della liberazione dall’Egitto è sempre presente nella vita del pio Ebreo: In quella notte Dio risparmiò i primogeniti di Israele per questo ogni primogenito è “proprietà” del Signore. Bisogna riconoscerlo, andare al tempio ad offrirlo e “riscattarlo” con una piccola offerta.
Una consapevolezza grande , uno sguardo profondo al mistero del figlio che ti sta davanti: non è tuo, non ti appartiene, ti è affidato in custodia. Un giorno devi consegnarlo a quella vita per cui il Signore lo ha creato, anzi tu devi prepararlo alla vocazione che da sempre è stata pensata per Lui: (Geremia 1,5 “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni)
Due personaggi, anziani negli anni ma giovani nello spirito sempre in attesa. Simeone ed Anna, vivono alla presenza del Signore nel desidero di veder realizzate le sue promesse e quando, riconoscendo i segni che la realtà offre loro, e ne vedono il compimento, ringraziano Dio chiedendo con semplicità ma con radicalità di poter anche morire “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,”. Infatti il credente dovrebbe vivere solo per questa attesa, alla cui risposta, tutto il resto, vissuto come mezzo, ora non ha più senso.
La Chiesa ha voluto che nella sua preghiera ufficiale di ogni giorno, alla sera prima di addormentarsi, nel canto di Compieta, fosse ripetuto questo “grido”di Simeone, a significare che il Cristiano quando ha vissuto intensamente la giornata non può che aver visto nei fatti incontrati e vissuti Cristo stesso come “ luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele”. Come risposta alle sue attese: per questo, non attende altro, può chiedere allora di morire in pace.
Grande fede, grande preparazione all’incontro definitivo nel mistero della morte, dopo aver sperimentato Cristo in albore, qui, oggi, ogni giorno.
Quella di oggi è tradizionalmente la festa della Luce: si benedicono le candele, si portano nelle proprie case per accenderle nei momenti difficili per ricordarci che proprio in quell’istante della vita c’è una certezza: Cristo luce del mondo, Cristo significato di ogni accadimento, Cristo risposta positiva anche nel dolore, a chi si affida a Lui.
Il Bambino che abbiamo adorato nel presepe sta vivendo i passi di ogni buon Ebreo per disporsi a crescere secondo il piano di Dio “Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.”
Chissà se i gesti che ancora tradizionalmente i genitori chiedono alla Chiesa per i propri Figli, portano con sé questa consapevolezza, perché la crescita nella vita possa realizzarsi dentro quel cammino tracciato da Dio che porta senza dubbi alla realizzazione di sé. Noi ce lo auguriamo