OMELIA XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Anno C   LETTURE: Es 17, 8-13a; Sal 120; 2 Tm 3, 14 – 4, 2; Lc 18, 1-8

 

GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE

 

 

“Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». (Vangelo)

 

“Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento. “(Lettera a Timoteo)

Due versetti della liturgia  che stiamo vivendo insieme, e che inquadrano bene la giornata odierna.

la fede!   Ne abbiamo parlato domenica scorsa come il frutto di un Incontro che percepisci conveniente per la tua vita e di cui sei grato, di una gratitudine che ogni giorno si rinnova e si approfondisce, come accade nell’esperienza quotidiana nei riguardi delle persone che si riconoscono significative “autorevoli” per la propria vita. Un incontro che costituisce un rapporto capace di investire tutta la vita e di rimodellarla a partire da questa stessa esperienza. (un paradigma lo possiamo trovare nell’esperienza dell’innamoramento).

 

Gesù quando verrà, troverà  uomini ancora innamorati della Sua Persona, uomini  di “FEDE”o troverà  semplicemente uomini “bravi” che sanno parlare anche di Cristo, da cui prendere anche spunto per affermare, sostenere, imporre i loro buoni progetti?

 

La verifica è la “missione”, non un “fare” per gli altri,  ma un “essere” che attrae e coinvolge gli altri in ciò che siamo stati attratti e coinvolti noi (Gesù Cristo).

 

Tutto il brano odierno di San Paolo ruota attorno a questa affermazione se leggendolo diamo vero contenuto alla Parola “Scrittura”, che non è un libro ma “un Fatto” con cui Dio ha voluto e vuole incontrarci,  che ha il suo culmine nel dono di Gesù Cristo. Un “fatto” che ha afferrato il discepolo Timoteo, come dovrebbe essere accaduto per ogni Cristiano che si dice tale, a tal punto da diventare “ un’opera buona” davanti alla quale il non credente volente o nolente è chiamato a scontrarsi e a darne un giudizio.

 

L’insistenza sia della prima lettura che del Vangelo sulla preghiera, è invito a tenere desto, vivo, l’incontro accaduto, alimentarlo come si alimenta ogni rapporto di fiducia senza venirne meno anche nei momenti di difficoltà. E’ tenere vivo quel rapporto d’amore che saprà “vincere” ogni obiezione del mondo, che essa si chiami “nemico” come il male, il peccato, o si chiami indifferenza, come l’inerzia del Giudice disonesto.

 

Oggi in tutte le chiese cattoliche si raccolgono offerte “per le Missioni”, un gesto che ci ricorda che tenerci a quell’incontro fatto e desiderare che si dilati al mondo intero, tocca anche il modo con cui “uso” i beni materiali che posseggo, Essi non possono che essere al “servizio” di questa esperienza, come lo sono del resto tutte le cose che posseggo nei confronti di chi amo.

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