OMELIA III DOMENICA DI QUARESIMA

Anno C   LETTURE: Es 3,1-8a.13-15; Sal 102; 1 Cor 10,1-6.10-12; Lc 13,1-9

 

 

Mentre le prime due domeniche di quaresima ci hanno aiutato ad impostare il lavoro di questo tempo attraverso l’esempio di Gesù, Tentato, Obbediente, Esaltato,

le successive domeniche, sono valorizzate dalla liturgia come preparazione prossima ai Sacramenti della iniziazione Cristiana, che saranno ricevuti dai catecumeni nella notte di Pasqua e per tutti noi “fedeli” come occasione per riscoprire la grazia ricevuta un tempo e poterla rivivere, mendicando  l’Amore di Cristo nei sacramenti della  Penitenza e dell’Eucaristia Pasquale

L’anno C, quello che stiamo insieme vivendo, attraverso la lettura del  Vangelo di Luca  ci offrirà una meravigliosa catechesi sul Sacramento della Penitenza, del Perdono.

 

Per vivere bene questo sacramento c’è un primo passo: seguiamo la liturgia.

 

La bellissima prima lettura dell’Esodo, Vocazione di Mosè, rimanda ciascuno di noi alla nostra vocazione Battesimale. Perché abbiamo ricevuto il Battesimo? Anche noi come Mosè siamo stati chiamati ad un compito per il bene nostro e di tutto il popolo Cristiano e con lui per ogni uomo di buona volontà.

E’ a partire da questa condizione, che caratterizza il nostro essere, che troviamo il contenuto per un serio esame di coscienza.

 

Il Male esiste e tutti ne paghiamo le conseguenze ci ricorda il Vangelo, perché tutti siamo peccatori, soprattutto quando non coltiviamo il cuore delle nostre vocazioni personali.

Non si è sposi, non si è genitori, non si è consacrati al Signore, una volta per sempre, quasi che il gesto grande di un momento del nostro cammino umano, ci assicurasse la bellezza e la solidità di quel “Si” per tutta la vita. Ogni giorno quel “Si”, va coltivato, dissodato, innaffiato, potato, perché i frutti arrivino.  S. Paolo oggi con una frase significativa e provocatoria ci mette in guardia: “ Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere”.

 

Compiuto l’esame di coscienza, riconosciuto il male che mortifica la nostra vocazione e spesso la rende sterile, come il fico della parabola…  posti in una realtà ben precisa senza fecondità, anzi quasi d’intralcio al compito ricevuto… è sempre possibile la “misericordia” che ci rimette in carreggiata, a patto di una ripresa caratterizzata da un serio lavoro.

 

Il Catechismo che si studiava un tempo nelle nostre comunità, sintetizzava questo atteggiamento nelle parole”Dolore dei peccati e proposito di non commetterne più” con l’indicazione ultima: “soddisfazione e penitenza”.

 

Tante confessioni non lasciano il segno perché spesso mancano di un preciso riferimento alla nostra vocazione, accusano peccati generici legati più ad una tabella che alla vita reale per cui anche il perdono, se perdono c’è, è privo di prospettiva, non incide sulla vita, non ripropone un cammino serio…

Ci si accontenta di quella inutile penitenza di “tre Ave Maria” che nell’intenzione del Sacerdote confessore dovrebbero essere il primo passa per “gridare”, per chiedere l’aiuto  per un cammino,  che riprenda con consapevolezza il “Si” del battesimo,  “Si” reso adulto dalla vocazione specifica  accolta nella vita: Matrimonio, Verginità

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

I commenti sono chiusi.