OMELIA VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Samuele  26,2-7  9-23      1COR. 15,45-49       Lc 6,27-38

 

 

Continua la morale “nuova” dell’Incontro di cui parlavamo domenica scorsa. Luca non dà una sequenza di nuove norme, ma partendo da esempi, che nella vita sono situazioni normali per ogni uomo che vive la realtà, testimonia prima di tutto come Cristo, imparando dal Padre, l’ abbia vissuta,  e il cui esempio ci ha affascinato. “Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre Vostro che sta nei cieli”

 

E’ la logica del dono totale: “Dio ha tanto amato il mondo da donarci il Suo figlio unigenito”, è la logica della Croce che porta a compimento la legge dell’Amore per tutti gli uomini che già nell’antico testamento era vissuta per il corregionale, come vediamo nella testimonianza della prima  lettura. Davide davanti a Saul si comporta secondo la legge:  “Non uccidere” , solo Dio può dare la vita e la può togliere, solo Dio può giudicare il comportamento di colui che ha scelto per essere il  Re del  Suo popolo…. anche se per te, apparentemente sta comportandosi in maniera totalmente opposta al mandato ricevuto. Ma la legge antica ha avuto il suo termine…

 

La logica (la legge) della Croce….  Quante volte abbiamo sentito espressioni del tipo “Io mi comporto bene, osservo i comandamenti, che si vuole da me?”  Espressioni, da Antico testamento, che Gesù obietterà con una semplice affermazione  “anche i peccatori fanno la stessa cosa”.  Il Padre mi ha inviato non per salvare semplicemente gli “amici” ma tutti, anche i nemici… e il Cristiano “affascinato da questa logica” che lo include in questo amore totale e gratuito, cerca di dilatare questa esperienza al mondo intero.

 

La logica delle Beatitudini non può nascere da un “comando”, perché l’Amare non si può comandare,  ma nasce da una esperienza che si percepisce prima di tutto, grande per sé, e che si ritiene possa essere grande anche per ogni fratello a cui io guardo e che percepisco portare in sé gli stessi sentimenti che provo io: “Ciò che volete che gli uomini facciano a Voi, anche voi fatelo a loro”

 

E’ solo amando l’umano che c’è in me che io posso amare l’umano che c’è in ogni uomo, ecco perché in altro passo Gesù dirà che il primo Amore è a se stessi: “Amare gli altri come se stesso”.

Amare sé stessi… una affermazione che va capita e approfondita, non il proprio “egocentrismo”, ma il proprio “cuore” con le sue esigenze di verità e di amore.

 

Ciò che abbiamo ascoltato oggi nel Vangelo sembra una “iperbole”, come si fa ad amare i nemici….? Questa affermazione è punto di partenza sbagliato: l’inizio è sempre altro: come faccio ad amare l’umano che c’è in me…  davanti al mio limite, alla mia povertà, davanti ai miei fallimenti, ai miei tradimenti….? Spesso nella vita non siamo teneri con noi stessi e ciò ci porta a non esserlo anche con gli altri. Il percorso non è uno sforzo ma un inizio di una misericordia con sé stessi.

Oggi S. Paolo parla di una passaggio necessario, è quello dall’uomo di terra che deve trasformarsi in uomo fatto cielo. Cristo è venuto per questo. La grazia dei suoi Sacramenti, della vita della chiesa, della pedagogia della carità,  ci porterà pian piano a vivere questo passaggio e allora, sarà l’uomo nuovo che sarà capace dell’impossibile.

Siamo alla vigilia del grande tempo quaresimale, proviamo a non improvvisarlo per rendere fattibile questo lavoro.

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