OMELIA XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Anno B

LETTURE: Ger 31,7-9; Sal 125; Eb 5,1-6; Mc 10,46-52

Nella tradizione Evangelica la figura del cieco non è semplicemente un malato da guarire ma  l’uomo che ha bisogno di essere illuminato dall’incontro con Cristo. Condizione nuova che lo renderà capace poi di seguirlo “ lungo la strada.”, quella della vita, di ogni giorno, quella della fede, che compie le opere di Dio, l’umanità nuova.

Seguiamo passo passo questa narrazione.

Siamo di fronte ad un “mendicante”, siamo di fronte all’uomo che cerca, lungo la strada della vita, perché ha consapevolezza di non bastare a se stesso.

In questa ricerca pur non vedendo, è attento ai segni, alle occasioni che accadono e sa farne tesoro. Consapevole del suo bisogno, quando riconosce l’occasione propizia, “grida” senza paura, chiede senza porsi altri problemi, alla possibilità grande che sembra offrirsi:  «Rabbunì, che io veda di nuovo!».

C’è un piccolo particolare in questo episodio di profonda umanità, che scandalizza: Chi si dice suo amico, chi dovrebbe essere padre, madre, sposo, sposa…. in luogo di aiutarlo a “gridare” “lo rimprovera perché tacesse”, perché disturba il quieto vivere…. Ma per fortuna, “egli gridava ancora più forte:”.

Porsi problemi, cercare la verità, rischia sempre di mettere in discussione il vicino “che sembra non avere problemi”.  Nella vita colui che “cerca” rallenta sempre la frenesia di chi “deve fare”: e, allora,  come sbotta “la saggezza dell’uomo moderno” con il suo piglio cinico, è meglio “lasciare queste cose a chi non ha altro da fare”in una parola “rompe”, “fallo smettere”

“… ma egli gridava ancora più forte”. Chi ha coscienza del proprio limite e ha passione per la propria vita non si ferma neppure davanti al cinismo dell’amico e, ottiene il miracolo che sancisce  la nuova esistenza, il nuovo rapporto: “  E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.”,.. Incontrare la verità, sentirsi abbracciati da essa è un’esperienza che trasfigura e che rimette in cammino con un entusiasmo nuovo. Questa è l’esperienza della la Fede.

La verità che Illumina, non è una nuova filosofia, ma una Persona, Gesù. L’uomo, nella  sua ricerca,  non vuole semplicemente una definizione più giusta delle cose, vuole una compagnia che lo aiuti a “gridare” e a riconoscere presente la Risposta che colpisce e affascina il cuore, incarnata non in una teoria ma in una persona . La Fede è in una Persona, non in una formula.

Il delitto più grande della vita è quello di non farsi carico del grido che nasce dal cuore di chi cerca. Questo, soprattutto è il grande peccato dell’’educatore, quando scambia ’ il suo essere adulto, il suo essere fecondo, col “dover fare”, dare servizi e cose in abbondanza, ma mai  il relativo significato per l’esistenza, per il cuore di chi si sta aprendo alla vita.

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