OMELIA XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Anno B

LETTURE: Sap 7,7-11; Sal 89; Eb 4,12-13; Mc 10,17-30

 

Un Vangelo che ripete con chiarezza che essere Cristiani non vuol dire prima di tutto essere “bravi”, ma significa seguire, lasciando tutto, per avere:  “già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà”

Lasciare tutto per riavere tutto in modo “sapiente”

Che cosa è la “sapienza” così ben descritta nel suo agire, dalla prima lettura? Chi è il “sapiente”?, basterebbe riprendere in mano i sette doni dello Spirito santo per avere chiara una cosa. “Sapiente è colui che  conosce veramente il progetto per cui ogni cosa, a cominciare da sé, esiste, o per cui è data.”

Lasciare la propria “sapienza” per accogliere quella di “un Altro” che ci ha creati, che ci ha da sempre amati, che è diventato “Carne” in mezzo a noi, lasciarla per chi ci conosce più di quanto noi stessi ci conosciamo, non è facile oggi, come in ogni tempo Non è facile, soprattutto  quando tutto va bene, quando alla ricchezza del nostro io (Carriera, titoli, attitudini particolari…) si assomma la ricchezza del nostro avere (soldi, beni materiali di ogni tipo….) che ci fa sentire appagati.  Non è facile, quando, in una parola ci sentiamo “bravi” sotto tutti i punti di vista; sarebbe sommamente sciocco “insipiente”, “non sapiente”abbandonare la logica osannata da chi predica l’arrivismo anche buono, ma semplicemente umano.

Forse oggi più che mai non serve un discorso, sin troppo chiaro nella sua enunciazione, serve guardare esempi di uomini e donne, di giovani che hanno scommesso la loro vita sulle parole di Cristo e hanno avuto il “coraggio” di non sottrarsi al suo sguardo e  rimanere con Lui come gli Apostoli, come san Francesco, come Pier Giorgio Frassati, come Alberto Marvelli…, come Carlo Acutis, come… e la lista si farebbe lunga

La tradizione della Chiesa ne presenta moltissimi, i santi di ieri, ma anche e soprattutto quelli di oggi che ci camminano accanto, nei nostri paesi e che scopriamo “felici”, pienamente realizzati,  che vediamo impegnati con “sapienza”con la loro e l’altrui esistenza, paghi soltanto di donarsi a Dio e ai Fratelli, coscienti di ciò che vale perché “rimane eterno” e non passa con la scena di questo mondo.

Col salmo 99 abbiamo pregato “Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.” Uno di questi Santi moderni, Paul Claudel,  ci ha lasciato questa frase “E a che vale la vita se non per essere data?” per essere donata a Dio e ai Fratelli, per vivere già oggi in albore quello che sarà un giorno eterno, per iniziare già oggi quella felicità della fecondità (il centuplo) che ci  fa e ci farà ricchi della ricchezza di Dio.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

I commenti sono chiusi.