OMELIA V DOMENICA DI PASQUA

Anno B

LETTURE: At 9,26-31; Sal 21; 1 Gv 3,18-24; Gv 15,1-8

 

Il verbo “rimanere” è ripetuto diverse volte nel brano di oggi ed è, penso, l’indicazione precisa di un metodo. Il Cristianesimo non è un riuscire, ma un ricominciare sempre e questo è possibile solo se uno “rimane” .

“Rimanere”, indica una regola che la chiesa esprime per tutti i suoi fedeli nei tratti minimi, quando studiando nel catechismo i “precetti generali” ci veniva chiesto di “udir la Messa la Domenica e le altre feste comandate, oppure confessarsi almeno una volta all’anno e comunicarsi a Pasqua”, o mangiar di magro il Venerdì e digiunare nei giorni prescritti…, ma anche, nello stesso catechismo, non disdegnava di indicare nei consigli evangelici “povertà, castità, obbedienza”, la formula più alta di questa esperienza dell’imitare Cristo.

Ciascuno ha una storia che va rispettata, ha i suoi specifici e personali passi, ma a tutti è chiesta una stessa modalità, perché senza un lavoro non si  cresce. E un lavoro non può mai essere lasciato al sentimento, alla voglia… .chiede un “metodo” che va rispettato, pena vanificare il tutto.

Un lavoro poi, può arrivare a produrre risultati spettacolari se sa rispettare sempre un cammino serio. Non si nasce “imparati”, così anche nella vita di comunione con Cristo, come del resto in ogni esperienza di amore vero, è necessario rispettare dei passi che ognuno saprà o dovrà verificare con chi gli è autorevole, con le grazie che riceve dal Signore. E’ impossibile dare la vita se non si comincia a dare qualcosa e a verificarne la bellezza nel piccolo gesto… (la pedagogia della caritativa o del volontariato Cristiano)

Colpisce la testimonianza di Paolo nella prima lettura, anche il grande Apostolo, chiamato alla fede in un modo “straordinario” deve crescervi dentro, e la fiducia che la chiesa riporrà in lui fino alla capacità di dare la vita, dovrà passare dal non scandalizzarsi di alcune situazioni che diventano grazia:  gli imporranno l’umiltà e il bisogno di ricercare amici più grandi.  Anche il momentaneo nascondimento, come l’esilio di Tarso, sarà fondamentale alla sua crescita cristiana..

San Giovanni ci ricorda di smetterla di affermare il nostro cristianesimo a parole. “io sono un uomo religioso, io credo, io voglio bene al Signore,…” ma di verificarlo con i fatti. Come puoi voler bene al Signore se non c’è quel minimo di cui sopra, neppure vieni a messa la domenica o ti guardi bene da altre cose perché io credo a modo mio… e non  c’è un lavoro?

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