OMELIA V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Anno B

LETTURE: Gb 7,1-4. 6-7; Sal 146; 1 Cor 9,16-19.22-23; Mc 1, 29-39

Nell’odierno brano di Giobbe leggiamo quel pessimismo che segna l’uomo schiacciato dal suo limite, prima che incontri quel Dio che egli chiamerà a rendergli ragione di questa situazione: Se l’uomo è così che senso ha il nascere… Perché lo hai messo al mondo?

Questo Dio non solo risponderà, ma si farà carne, perché all’uomo non serve una semplice risposta, anche profonda, ma una compagnia, un abbraccio che trasfigura tutto.

Eccolo allora questo Dio all’opera nella persona di Gesù: una guarigione che rende possibile liberarsi dai propri piccoli problemi per mettersi al servizio degli altri, così è per la suocera di Simone. E guarigioni che introducono al nuovo giorno: “Venuta la sera” di quel sabato, in cui ha inizio il tempo dove l’umanità tutta sperimenterà la vittoria del suo male,  dove Cristo farà risorgere con Lui chi è corso ad incontrarlo, pur segnato dalle proprie croci e sofferenze umane.

Penso alle nostre liturgie Domenicali, La S. Messa, che una volta la Chiesa affermava essere di precetto, pena il peccato grave, pena morire sotto le proprie incapacità, perché privati di quell’incontro che ci rigenera e ci fa risorgere con Lui.

Penso al popolo Cristiano che ha un’occasione così grande e che spesso dimentica, o banalizzando il rito a mero soddisfacimento di un precetto, o lasciandolo per altri impegni.. perché si ha altro da fare, cose  “importanti” con cui si vuole da soli, con il proprio limite, risolvere i problemi… che restano comunque sempre più grandi di noi.

In questo nuovo giorno Gesù, che è il Figlio, non può non riservare un tempo specifico per il Padre: “Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava”, un tempo per generare altro tempo liberato,  per riscoprire il mandato ricevuto: la salvezza di ogni uomo, nessuno escluso.

San Paolo ci parla della necessità di chi è figlio, di annunciare il Vangelo:
“Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo! “

E’ la riscoperta della nostra vocazione Battesimale che diventa possibile in ogni incontro con chi ci ha chiamato, e la Messa domenicale è momento privilegiato, perché la guarigione ottenuta possa arrivare a Tutti. Questo è il nostro compito di Cristiani.

Andate e portate a tutti la gioia del Signore risorto, esorta spesso il Sacerdote congedandoci al termine della nostra celebrazione.

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