OMELIA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA – BATTESIMO DEL SIGNORE

 Anno C – Festa
LETTURE: Is 40,1-5.9-11; Sal 103; Tt 2,11-14; 3,4-7; Lc 3,15-16.21-22
Questa domenica che segue l’Epifania ne completa il significato, offrendo nuovi spunti di approfondimento e di vita.

Nell’Epifania i Magi che rappresentano l’umanità intera riconoscono nel Bambino di Betlemme il Salvatore universale, oggi nel Giordano è addirittura la Trinità SS che lo presenta al popolo come “il  Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”.

“il Figlio Amato”, nella tradizione Biblica è Israele, chiamato ad uscire dalla schiavitù d’Egitto, passando per le acque del mar Rosso per poter servire a Dio e offrirgli il sacrificio, l’unico accetto al Padre. Nel Cammino verso la terra promessa, lungo il deserto egli potrà sperimentare la tenerezza di questo Dio e decidere nella libertà di realizzare con Lui l’Alleanza.

“Il Figlio Amato” è il Servo obbediente che in Isaia sarà chiamato, attraverso un Battesimo di Sangue a preannunciare Colui che “darà se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli ap­partenga, pieno di zelo per le opere buone”

“Il Figlio Amato” infine diventa questo popolo riscattato, “Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore no­stro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua mise­ricordia, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spi­rito Santo”.

Un popolo “riscattato” e “salvato” con “acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo”, Ecco chi siamo, ecco perché amati.

Riscoprire la “grandezza” del Battesimo, riscoprirlo come il frutto di un amore che ci ha scelti, che ci ha riscattati, che ci ha donato lo Spirito. Nel “figlio diletto” che si immerge nel Giordano ci siamo tutti noi, è lì che nasciamo Figli nel Figlio.

Vivere il Battesimo, non è semplicemente un fatto morale, non tradire questa scelta d’amore da sempre decisa e voluta dall’Amore per eccellenza, ma è essere coscienti di essere diventati partecipi della vocazione del “Figlio Amato”. Della vocazione di Israele chiamato ad essere segno in mezzo agli altri popoli dell’unico Dio, il vivente che con la vita smaschera l’inconsistenza degli idoli degli altri popoli che “non sono”.  Della vocazione del servo obbediente di Isaia, chiamato ad offrire la propria vita in riscatto di molti, che avrà  nel Figlio Gesù il dono più alto di sé. Infine la vocazione aformare per Dio un popolo puro che gli ap­partenga” per sempre, che dia compimento all’esperienza dell’Amore: un “per sempre” che porti a compimento le gioie e le speranze “dei Figli Amati”

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