OMELIA III DOMENICA D’AVVENTO

Anno A

LETTURE: Is 35,1-6a. 8a.10; Sal 145; Gc 5,7-10; Mt 11,2-11

L’imprevisto, accolto genera un imprevisto altrettanto imprevedibile: Quell’imprevisto che è stato Giovanni per il popolo d’Israele, accolto, saprà generare una realtà così grande che lo stesso Giovanni Battista neppure era in grado di prevedeva: sentendone parlare, va in crisi,e invia i suoi discepoli per una verifica. Dio quando è accolto, risponde superando ogni attesa, ecco perché oggi è giorno di gioia.

Quasi parafrasando letteralmente il Vangelo odierno, anche noi, come quei discepoli, siamo venuti per chiederci, ma è veramente questa la strada, il metodo che Dio usa per dare inizio a quel regno, che in un mondo “sazio e disperato” può dare una risposta insperata alle attese vere dell’uomo? Gesù è lì, non risponde con un discorso o con un programma, ma indicando fatti:

«Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!»

Ciò che Isaia aveva promesso eccolo realizzato

Già domenica scorsa accennavamo a quelle realtà che in questi giorni si rendono presenti nelle nostre case con la richiesta dell’obolo del Natale, sottolineando l’importanza di non esaurire il problema con una semplice offerta. pur generosa, ma di coglierne l’occasione per approfondirne i tratti, le esperienze in atto, l’origine e le opere che hanno generato. Ancora domenica dicevamo, portando esempi sempre nati da un imprevisto…, perché non andare a vedere, a coinvolgersi con la loro vita per qualche ora, guardare con stupore ciò che è stato generato e continua a generarsi, fatti che neppure il fondatore avrebbe immaginato?

“Andate a vedere” è l’invito più concreto, ma per vedere i miracoli che Dio compie, per riconoscerlo veramente nella propria vita, è necessario l’atteggiamento del povero, del mendicante, di chi non ha paura di lasciarsi giudicare. Natale sarà la festa di chi ha in sé questi sentimenti.

Alla gioia della chiesa perché il mondo inizia a cambiare, si contrappone spesso lo scetticismo del mondo che riduce il Natale ad una festa del sentimento. Il Cristiano sa, al contrario, che ogni cosa grande ha bisogno di perseveranza, di ragioni profonde. San Giacomo oggi ci invita ad essere costanti, nella natura troviamo un esempio, il frutto per essere tale ha bisogno di tempo, di lavoro, solo così il seme diventerà maturo e meraviglierà l’agricoltore stesso.

L’avvento è un tempo breve, ma ci indica un metodo da vivere come atteggiamento costante: solo un lavoro su di sé renderà possibile uscire da quella distrazione che ci impedisce di riconoscere il Signore che viene, oggi, qui tra noi. La preghiera, la testimonianza dei santi, il silenzio che si accorge dei cambiamenti che accadono in noi e attorno a noi, sono le tappe di un cammino, perché tutto rifiorisca e testimoni che il Signore c’è e offre una vita che vale la pena di essere vissuta.

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