OMELIA XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Anno C

LETTURE: Sap 11,22-12,2; Sal 144; 2 Ts 1,11 – 2,2; Lc 19, 1-10

Domenica scorsa un pubblicano giustificato, perché ha riconosciuto il suo niente

Oggi un pubblicano che arriva alla “salvezza”, perché prende sul serio il desiderio di verità che si porta dentro, si muove per cercarne la vera risposta, e trovatala renderà possibile l’impossibile. Secondo la logica giudaica. Essere pubblicani significava essere caduti in una condizione moralmente fra le più basse: collaborazionisti con il potere Romano, traditori dell’Alleanza che aveva nella terra il segno più alto, terra santa ora consegnata al nemico usurpatore a cui loro si erano posti al servizio

“Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento”

Forse bisognerebbe immaginarsela la scena del Vangelo odierno: lui, Zaccheo uomo pubblico, capo esattore delle tasse in Gerico, persona nota e potente che perde la faccia pur di vedere quell’uomo: “cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là.”

Cosa mai può rendere possibile un desiderio vero… Con un epilogo altrettanto sorprendente? Quel Rabbi che si ferma e che si fa invitare a casa sua. A casa di un traditore, di un impuro, di un ladro, di un pubblico peccatore… la legge proibiva di avere contatti con simili soggetti… chi lo faceva, si macchiava dello stesso peccato.

Ma poteva Gesù lasciar cadere un simile desiderio? “Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato;”

Continuiamo ad immaginarci la scena… Cosa avrà mai provato quell’uomo sentendosi chiamare con il proprio nome, un nome pronunciato così, non lo aveva mai sentito: “Zaccheo!” “Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia”. Parole che descrivono un imprevisto, ma un imprevisto desiderato, inconsciamente sempre atteso…!

Chi non ha mai provato uno sguardo come quello, non può capirne il seguito: infatti “Vedendo ciò, tutti mormoravano”, infatti gente così non può capirne neppure la conclusione: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Quando si incontra “l’unica cosa che conta nella vita” e la si sperimenta, tutto il resto passa in un altro ordine.

Solo un incontro così può dar vita ad una esperienza cristiana vera. La fede è grazia, che può accadere in qualsiasi momento ma essa è una risposta che può essere intercettata solo da chi desidera e desidera fortemente.

Un incontro così, fa i santi, gli uomini veri. Zaccheo nella tradizione lo divenne. Un incontro così è l’unica strada che rende grande la fede: ce lo testimonia l’esperienza dei grandi santi convertiti: se li nominassimo tutti, grazie a Dio potremmo iniziare la grande litania che ancora oggi continua nell’esperienza di tanti uomini e donne che per non lasciarsi omologare hanno cercato e hanno trovato Cristo.                                                                                        

Un esempio per tutti, quella del grande convertito Agostino: “Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e ora anelo verso di te, gustai e ora ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace.”

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