OMELIA XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO   

Anno C

LETTURE: Is 66, 10-14; Sal 65; Gal 6, 14-18; Lc 10, 1-12. 17-20

Cristo chiama per mandare. L’essere discepolo di Gesù non è un privilegio per sé, ma un servizio per il regno di Dio.

Emergeva anche domenica scorsa tra le caratteristiche del Cristiano, La Missione è una delle dimensioni fondamentali che costituiscono la sequela di Gesù. Anche per noi nel Battesimo si realizza la stessa dinamica, scelti, chiamati per “andare”. Per costituire un popolo Sacerdotale, Profetico, Regale, dicono i gesti e le preghiere della celebrazione di questo Sacramento.

I tre termini di cui sopra, sintetizzati, esprimono molto bene il “servizio” a cui ogni battezzato è chiamato: Una vita nuova, ricevuta per grazia, per il mondo: una vita nuova capace di offrire una risposta alle sue attese, magari inconsce, ma reali. La carità più grande chiesta al discepolo, come singoli, o come popolo radunato insieme, è quella nel giocarsi fino in fondo questa vocazione ricevuta, ognuno nel suo stato, sia esso il matrimonio, sia esso la verginità.

Sarebbe interessante rileggere la prima lettura, scritta in modo poetico per comprendere come Il Signore arricchisce “Gerusalemme”, cioè noi, (la vita nuova del Battesimo) perché possiamo essere il luogo in cui tutti abbiano la grazia di vedere e di attingere la salvezza. “La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi” (il mondo intero), come? “ a Gerusalemme (nel mio popolo) sarete consolati. Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba.”

Quali le caratteristiche della missione del Battezzato?

“li inviò a due a due” non si può testimoniare un’esperienza “individualisticamente”, si rischierebbe di comunicare la propria bravura. Il discepolo deve testimoniare, al contrario, un Amore ricevuto, e l’amore è rapporto… Significativa l’esperienza familiare e ricca di doni, quando entrambi i genitori uniti tra loro testimoniano l’Amore che hanno ricevuto ai figli. (vedi le esperienze comunicate nel recente incontro delle Famiglie in Vaticano da poco concluso)

Un dono che non aspetta gli applausi della gente, ma che sa offrire tutto indipendentemente dalla risposta (amare per niente). Un amore che porta l’essenziale, (la risposta al bisogno , non il sentimento) la testimonianza del regno di Dio, e sa riconoscere i segni dell’accoglienza, qualunque esse siano per valorizzarli.

Ancora, un dono offerto, direbbe oggi San Paolo, che non ha paura della croce. Il Battezzato, il discepolo sa darsi nella pazienza e nella misericordia. Come Cristo non ha paura di dare la vita, perché il mondo viva. Chiudendo una piccola osservazione. Molti Cristiani confondono ancora l’esperienza a cui sono chiamati con una morale, sentirsi a posto con se stessi, essere bravi. Direbbe Gesù “fanno così anche i pubblicani”.  Moltissimi altri, e la storia ne è testimone, al contrario, ci offre tante figure semplici, ma radicali che non hanno paura di starci, con le caratteristiche di cui sopra, sino a dare la vita. Questa settimana un nome: suor Luisa Dell’Orto, uccisa a Haiti. Una donna delle nostre terre, la Brianza, per non esser astratti, che non ha vissuto il Battesimo da brava donna semplicemente, ma rispondendo alla chiamata quella di “servire” il mondo nell’amore, che l’ha fatta anche concretamente “partire” (andate!). Andando anche là dove la Croce, per tanti motivi, non poteva essere eliminata.

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