Anno C
LETTURE: Gn 14, 18-20; Sal 109; 1 Cor 11, 23-26; Lc 9, 11-17
Ancora una festa per fermarci e contemplare, per riconoscere l’amore di cui siamo amati e che, a sua volta, ci spinge a dirlo al mondo intero nel segno della processione Eucaristica cuore di questa giornata. Questo gesto per motivi pastorali noi l’abbiamo già anticipato a Giovedì scorso.
Se il pane ci è dato è per mangiare e soddisfare la nostra fame, infatti “Tutti mangiarono a sazietà”, dice il Vangelo, la Parola di Dio ci ricorda che questo preciso pane che Gesù ci offre è segno di un “altro pane” che sazia il motivo vero per cui quella gente lo avevano seguito, e così numerosi: il desiderio di felicità.
Infatti quale era il motivo per cui si erano lasciati affascinare da quell’uomo, seguendolo, sino a dimenticare i loro bisogni materiali?
Ci chiediamo, ma perché questo pane può soddisfare tali bisogni?
E’ nella tradizione Ebraico Cristiana, ma, credo, anche in altre culture, dare al Pane e al vino, un contenuto simbolico che va oltre alla funzione nutritiva; La prima lettura ne è un esempio: “Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram “e questo per ringraziare per una vittoria, per Benedire Dio e L’uomo, che condividono insieme questa esperienza di bene.
Benedire Dio e lasciarsi benedire da Lui per una vittoria sui propri nemici. Il popolo di Israele entrando nella terra promessa vede in questi due segni una nuova condizione che è libertà dalla schiavitù. Pane e vino, “Frutto della terra e del lavoro dell’uomo”, L’uomo è libero se vive su una terra propria, ma questa, non è una libertà statica, è una libertà da riedificare continuamente con il lavoro delle proprie scelte. Il capo famiglia ebreo all’inizio della cena pasquale, che fa memoria di questa libertà ricevuta, spezza il pane e ne da un boccone ad ogni commensale per ricordargli che ”tu sei quello che sei per questo dono e per questo lavoro” e poi con la coppa di vino, ringrazia perché ciò si è reso possibile nell’obbedienza alla legge.
Gesù e i suoi discepoli vivono in questa cultura e allora potranno capire bene quello che San Paolo e gli evangelisti diranno loro
“prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».”
L’Eucaristia diventa il Pane della nuova libertà ottenutaci da Cristo con il Suo Sacrificio, diventa l’inizio di un rapporto nuovo firmato dal Sangue di Cristo. Un dono, conquistata nel Battesimo, e che potrà rimanere tale e accrescersi ogni giorno sempre più nell’obbedienza alla legge dell’amore.
Riscoprirne il valore per la nostra vita di questo dono. Riscoprire la celebrazione Domenicale, come il continuo lavoro necessario per essere uomini liberi.