OMELIA VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

LETTURE: 1 Sam 26,2.7-9.12-13.22-23; Sal 102; 1 Cor 15,45-49; Lc 6,27-38

 

La grande pagina delle Beatitudini letta domenica scorsa trova nel Vangelo odierno alcuni esempi esplicativi che testimoniano a noi stessi, l’essere creatura nuova, quella dei figli nel Figlio. Per non cadere nel pericolo già denunciato, che riduce la legge nuova a utopia o, nel migliore dei casi, a frutto di sforzo titanico, San Paolo, nell’epistola di oggi ribadisce:” E come abbiamo portato l’immagine dell’uomo di terra, così porteremo l’immagine dell’uomo celeste.”. La natura umana, segnata dal limite e dal peccato ha i suoi frutti, che sono ben diversi da quelli che produce l’uomo cambiato dalla natura divina, ricevuta nel battesimo.

“Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.”

C’è una misura: siate… come il Padre Vostro: avete la Sua natura quella di Figli, esprimetela, non accontentavi di essere bravi come il mondo:” Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.”

Nella preghiera iniziale abbiamo chiesto:

” Padre clementissimo, che nel tuo unico Figlio ci riveli l’amore gratuito e universale, (Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato Gv 1,18) donaci un cuore nuovo, perché diventiamo capaci di amare anche i nostri nemici e di benedire chi ci ha fatto del male

“Donaci un cuore nuovo”, toglici il cuore di pietra, pregheremo con insistenza nella quaresima che ci sta davanti: in questo tempo, paradigma di vita cristiana, preparandoci a rivivere i sacramenti della Iniziazione cristiana ridiremo a noi stessi: “Senza di te nulla è possibile” (Gv), e invocando lo Spirito Santo canteremo: “senza il tuo Spirito nulla è nell’uomo, nulla è senza colpa.” (Veni Sancte Spiritus). La vita nuova, la natura nuova può vivere solo nel grido, che esprime la coscienza della nostra povertà, e può essere alimentata solo dai Sacramenti.

 

Se da una parte è grido, è dono nel sacramento, dall’altra è anche “tentativo” di realizzare questa esistenza, con quello che siamo, senza naturalmente prescindere da quanto affermato, e poi iniziare a darne un giudizio: bello l’esempio di Davide letto nella prima lettura.

Si impara a perdonare, si impara ad amare, si impara a non giudicare vivendo queste dimensioni e dando un giudizio, dicevamo. L’esperienza di tanti ha un risultato sorprendente, una conquista di cui ne vale la pena, una logica dentro cui ci si sente desiderosi di camminare ogni giorno sempre di più in profondità perché fa sperimentare la vittoria sul proprio egocentrismo, fa sperimentare veramente la risposta a quel bisogno che ci portiamo dentro tutti, quello di essere amati e di amare.

E’ vittoria sulla morte di ogni concupiscenza umana è sperimentare la resurrezione, la vittoria di Cristo sul male e, già ora, qui, l’albore di quella vita eterna che sarà solo e per sempre “Amore”

 

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