III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO    

 Anno C 
LETTURE: Ne 8,2-4.5-6.8-10; Sal 18; 1Cor 12,12-30; Lc 1,1-4; 4,14-21

Continuano le manifestazioni di Gesù; nella liturgia odierna siamo anche noi idealmente convocati nella sinagoga di Nazareth per sperimentare la verità di quanto proclamato:

«Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Le Scritture: queste lettere d’amore, intrecciate a fatti concreti con cui Dio testimonia la Sua passione per Israele. Parole che sanciscono una alleanza, Parole di richiamo e di sostegno, Parole… ma non un semplice suono della bocca, ma una forza che crea, ricrea, soprattutto nei momenti vitali in cui il popolo ha bisogno di riprendere e ricentrare il proprio cammino, in cui ha bisogno di una forza che non ha in sé per compiere sé stesso, che fa ciò che dice: “E Dio disse, …  e così avvenne, …. E vide che era cosa buona” (Gen,1)

Israele è appena tornato dall’esilio di Babilonia, ha davanti a sé le rovine di Gerusalemme frutto del peccato dei Padri, dell’abbandono dell’Alleanza, è chiamato a ricostruire … capisce che da solo è impresa impossibile, capisce che questo lavoro ha bisogno di fondamenta stabili: Ecco, allora la grande riunione in cui immergersi totalmente in quella “Parola” che ha voluto e rivoluto Israele:

“In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere.
Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d’intendere; tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge. “

Quale il frutto di quella lettura, di quell’immergersi nell’opera d’Amore di Dio: “non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».

Una Parola che crea, ricrea e che alla fine diventa “Carne”. “Il Verbo si è fatto Carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. L’uomo aveva bisogno non solo di una compagnia di Dio e della sua Potenza, ma del Suo abbraccio, della Sua umanità. In questa umanità si realizza quanto di più bello e di più grande desidera il cuore dell’uomo che ha coscienza del suo limite e della sua povertà: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, … e proclamare l’anno di grazia del Signore»

Tutto il Vangelo sarà una continua testimonianza di questo abbraccio, sin sulla Croce, dove ogni uomo simboleggiato dal buon Ladrone è accolto. A coloro che lo riconoscono è dato “l’Oggi” della felicità che si procrastinerà nell’eternità, perché solo ciò che rimane in eterno ha vero valore.

San Paolo nella epistola odierna ci ricorda che questo “Oggi” da quel momento è rimasto per sempre un presente nel ministero della Chiesa: “Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra.”

Ritorna il richiamo forte di queste feste trascorse: Siamo Figli, nel Figlio, e come tali chiamati a continuare nel mondo il progetto del Padre affidato al Figlio per eccellenza, Cristo Gesù”

 

 

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