OMELIA IV DOMENICA D’AVVENTO

 Anno A   LETTURE: Is 7,10-14; Sal 23; Rm 1,1-7; Mt 1,18-24

 

 

Quando come Acaz ci si affida ai propri progetti, i segni di Dio disturbano, preferiamo non riceverli, o chiudere gli occhi e il cuore davanti ad essi. Se al contrario, come Giuseppe, sappiamo starci , e con cuore povero e libero, allora anche l’impossibile, secondo il criterio umano, diventa possibile.  Si realizza il miracolo. Il miracolo è sempre una risposta più grande della nostra attesa.

 

E’ dalla prima domenica d’avvento che la liturgia ci ha ricordato che “siamo esseri in attesa” e che educando questa dimensione del cuore saremmo stati capaci di accorgerci di quali grande dono è il Signore, come risposta  alla nostra vita, Ora si tratta di iniziare a contemplare questa risposta, si tratta di verificarla e di darne un giudizio.

 

Giuseppe, l’uomo giusto, espressione più alta di quel popolo che era in attesa è l’esempio concreto: “Però, mentre stava considerando queste cose,… “  Sembra che l’offerta che ha davanti sconvolga i suoi piani buoni, abbia un contenuto inconcepibile alla logica umana, vada contro l’ordine sensato delle cose, e …  ha già pronto un primo giudizio ….

Un giudizio che, poiché “povero”, sa giocarsi ancora  e ulteriormente con i segni che Dio continua ad offrirgli, ( la vita è sempre un cammini) a tal punto che sarà l’evidenza delle cose a condurlo verso un ulteriore passo, nel suo abbandono al Dio della promessa.

 

Tutto Israele “attendeva”, ma nessuno avrebbe potuto immaginarsi che non “un uomo, ma Dio stesso sarebbe venuto a salvarci”.  E per poterci abbracciare come uomini si fa uno di noi, come è nella logica dell’amore: in esso non ci si impone, ma ci si propone. «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi ”.

 

Carissimi, direbbe S. Paolo nella lettera di oggi alla chiesa di Roma, Io sono stato costituito Apostolo per annunciarvi questo “vangelo”, questa grande notizia che porta gioia, perché anche Voi possiate entrare a far parte di coloro che riconoscono questo metodo di Dio e sperimentare quello che i “Padri” nella fede hanno testimoniato: un abbandono (fede), che ha reso grande la loro piccolezza in mezzo alle nazioni.

 

Carissimi, ci ripetiamo oggi: fermiamoci per contemplare, per entrare in questa logica, lasciamoci abbracciare da questa risposta sproporzionata alle nostre attese, ricevendo i Sacramenti, dando contenuto cristiano ai riti del Natale. Non è una logica umana di bontà, di benevolenza, di amicizia che celebriamo nello scambio dei doni, nel sederci a tavola insieme, nel farci gli auguri …. È la “ magnanimità del Signore nostro Gesù Cristo, che da ricco che era, si fece povero” per rendere tutti noi ricchi, e, della sua ricchezza.

 

Senza volerlo c’è un rischio, come è spesso accaduto, nella storia del popolo Cristiano, di scandalizzarci davanti a un Dio che si fa uomo e che attraverso un uomo ci viene incontro. E’  forse per questo che rischiamo di accontentarci di una misura piccola, legata ai nostri criteri umani e non a quelli di Dio.

 

Auguri, allora, di un Santo Natale e di una esperienza viva della sua presenza in mezzo a noi!

 

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