OMELIA I DOMENICA DI AVVENTO

Anno A   LETTURE: Is 2,1-5; Sal 121; Rm 13,11-14; Mt 24,37-44

 

TEMPO D’AVVENTO-NATALE

“ adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti.”

 

La salvezza, la nostra realizzazione non è un fatto del passato ma è un presente, perché noi abbiamo bisogno di questo, “oggi”.

  • L’avvento ritorna per educarci a riconoscerne in noi  il bisogno di questa salvezza
  • Il Natale per riconoscere la Salvezza qui ora per me

 

Avvento: A riconoscere in noi il bisogno della salvezza:

Affermava un autore:  “ non c’è risposta che tenga ad una domanda mai fatta!”

 

il brano del Vangelo di questa prima domenica, è tutto un invito ad uscire dalla distrazione che ci impedisce di amare veramente il nostro cuore, per saper  leggere i segni presenti nel quotidiano della vita, segni che ci sono, e sono evidenti e ci interpellano::

 

“Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti”.

Gli eventi sono sempre ordinari, solo il nostro cuore appassionato può renderli straordinari,  cioè messaggi del Dio Amore che interpella la nostra libertà, che chiama ad un giudizio che sappia dare alla realtà delle cose, il giusto valore di mezzo e mai di fine..

 

Ancora di più: il mistero della morte che si presenta ogni giorno nell’esperienza dei fratelli cari che ci lasciano: “Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.”

Il Mistero della nostra morte presente nel cammino del nostro vivere e che si manifesterà definitivamente nel giorno che meno ce lo aspettiamo: “Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”

 

“Tenetevi pronti”, Oggi si cerca in tutti i modi  di dimenticare la natura vera di questa realtà mai così presente e così improvvisa come non mai. Basterebbe leggere i giornali per riflettervi davanti a catastrofi naturali, incidenti di ogni tipo, violenze di ogni genere.

Riflettervi, non per spaventare, ma per non banalizzare e  …  per esserne sempre pronti:

Se ai nostri avi era familiare il detto sapienziale «Ricordati uomo, che sei polvere e in polvere ritornerai» (Gn 3,19), e a quel momento ci si preparava per tutta una vita perché ogni atto decideva dell’eternità, oggi sia davanti alla morte dei nostri cari, sia davanti alla nostra non ci si interpella più. Un esempio chiarissimo:  la domanda dei Sacramenti per un malato, per un morente,  c’è ancora chi se ne preoccupa?!

 

Un detto popolare recita così: “si muore come si vive”. Lasciando a Dio i singoli giudizi, non possiamo che constatare come la poca fede, la poca attenzione ai destini dell’uomo, la poca passione alle domande vere,  porta a morire come se la vita finisse lì. Fosse tutta lì.

Teniamo nel cuore il monito odierno di san Paolo: “Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti.”

Mai adagiati, sempre svegli facendo nostra l’ espressione di sant’Agostino;” “Temo il Signore che passa”. Sì: ho paura che il Signore passi. E io non me ne accorga.

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