OMELIA XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Anno C    LETTURE:  Sir 35, 15-17.20-22 Sal 33; 2 Tm 4,6-8.16-18; Lc 18, 9-14

 

Quando il rapporto con Dio è considerato una morale, soprattutto oggi, dove non c’è più coscienza del male, tutti ci sentiamo a posto: in fondo non siamo dei delinquenti e bene o male il nostro  “dovere cerchiamo di farlo”!

Quando al contrario il rapporto con Lui nasce e cresce nello stupore e nella  gratitudine per ciò che siamo e per ciò che ci è accaduto e accade, allora la consapevolezza del nostro niente è grande, ma diventa grande, come nella parabola di oggi, anche il desiderio di ricostruire ogni giorno il nostro rapporto con Lui, sorgente del nostro essere, e così la nostra fede cresce e la nostra vita continua ad elevarsi dalla propria piccineria: “ Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato”.

 

In ogni epoca, attraverso l’ideologia del momento, l’uomo ha cercato spesso la sua autorealizzazione e nelle conquiste ottenute, ha emarginato dalla vita l’unico autore della vita stessa Cristo Signore. Se, a onor del vero, nella storia ci sono stati  sempre dei santi che hanno reso  grande la  loro contemporaneità,  in quegli stessi periodi, non è mancato, un certo ateismo pratico, dove l’uomo ha cercato solo la sua autocelebrazione.

Di questo ateismo pratico, purtroppo, ogni epoca ne ha pagato le conseguenze. Ogni conquista, anche la più alta, percepita come esito della propria bravura diventa sempre un’ arma nei confronti di chi ha di meno, fosse singola persona, o singola porzione di umanità. Gli esempi sono tanti, uno per tutti, i grandi frutti dello scientismo finirono per essere messi a disposizione della cultura bellica, che ha generato le due grandi guerre mondiali e oggi ancora presiede agli equilibri della pace verso i paesi più poveri.

Oggi si parla spesso del problema ecologico, altro tema frutto di una società che si sente autosufficiente e sazia e non pensa mai  al limite che si porta addosso e le conseguenze che possono nascere quando questo limite non è riconosciuto.

 

Le grandi ideologie sono il risultato più appariscente di una vita personale che spesso ignora “il come siamo fatti”: uomini piccoli e poveri che possono crescere soltanto nella mendicanza di ciò che il “Mistero” mette loro a disposizione, come grazia.

 

La Superbia impedisce spesso di riconoscere questa struttura della vita da cui dipende o meno la nostra vera grandezza. L’autosufficienza ci impedisce di fare tesoro di tutto ciò che ci circonda, poiché ci sentiamo già ”giusti” così come siamo.

  • Non si ringrazia più Dio, crediamo di bastare a noi stessi paghi dell’opera delle nostre mani. Ne consegue che non si prega più e la Messa domenicale è deserta.
  • Non si ringrazia più l’uomo che ci vive accanto, infatti non abbiamo bisogno di imparare, siamo già degli “imparati”, Noi abbiamo solo da insegnare agli altri !….
  • Non si ringrazia più per la realtà che ci circonda, dimentichiamo che essa è segno di una Presenza più grande, tutto è dovuto e quando tutto è stato usato per l’affermazione di sé, tutto viene gettato senza alcun rispetto per chi viene dopo.

 

Il povero pubblicano tornò a casa “giustificato”. Tornò a casa consapevole da dove venisse la sua consistenza.  Un uomo quando sperimenta l’amore che lo costituisce, diventa esso stesso amore per gli altri uomini generando anche strutture d’amore. I Santi ne sono l’esempio concreto

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