OMELIA – ASCENSIONE DEL SIGNORE 

Anno C – Solennità

LETTURE: At 1,1-11; Sal 46; Eb 9,24-28; 10,19-23; Lc 24,46-53

 

 

Luca conclude, a sorpresa, il suo vangelo dicendo: i discepoli tornarono a Gerusalemme con grande gioia. Dovevano essere tristi piuttosto, finiva una presenza, se ne andava il loro amore, il loro amico, il loro maestro, Colui per il quale avevano lasciato tutto, , … invece erano pieni di gioia

 

Dice Papa Benedetto: “La causa della loro gioia sta nel fatto che quanto era accaduto non era stato in verità un distacco: anzi essi avevano ormai la certezza che il Crocifisso-Risorto era vivo, ed in Lui erano state per sempre aperte all’umanità le porte della vita eterna. In altri termini, la sua Ascensione non ne comportava la temporanea assenza dal mondo, ma piuttosto inaugurava la nuova, definitiva ed insopprimibile forma della sua presenza.”

 

“inaugurava la nuova, definitiva ed insopprimibile forma della sua presenza.” Ci chiediamo: In che cosa consiste questa nuova “forma” che reca  gioia? E’ ancora Papa Benedetto che ci aiuta a comprendere: “La gioia dei discepoli dopo la “ascensione” corregge la nostra immagine di tale evento. La “ascensione” non è un andarsene in una zona lontana del cosmo, ma è la vicinanza permanente di Gesù che i discepoli sperimentano in modo così forte da trarne una gioia durevole”

 

Aveva promesso «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20)

E ora in modo misterioso capiscono che questo si sta realizzando: Il dono dello Spirito promesso li aiuterà a sperimentare ancor più, questa presenza, che ora sono invitati, non a trattenere per sé, ma a portare sino agli estremi confini della terra. Così ogni uomo potrà incontrarla come è accaduto a loro, e viverla qui in terra come albore, inizio di quella totale trasfigurazione che la Pasqua ha donato, e che Cristo conferma con la sua Ascensione al cielo. Questo per ogni uomo che lo saprà riconoscere e accogliere.

 

Una umanità nuova inizio di quella eterna, e che Cristo ha introdotto nella  dimensione celeste, termine che indica nella profondità di Dio. Ci ricorda l’autore della lettera agli Ebrei: “Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore.”

 

Questa grande festa, inizio e compimento del nostro destino, per noi di Gabicce coincide con un altro momento significativo del nostro percorso comunitario la “Stella Maris”.  Onoriamo la Creatura che  ha già realizzato in sé il piano divino che Cristo ha pensato per ogni uomo. Maria ha accolto Cristo in sé dandogli la sua carne, vivendo di Lui e con Lui, e per questo si è proclamata “beata”, felice.  Ella è il simbolo della Chiesa, chiamata come Lei ad essere una cosa sola con Cristo, e come Cristo ha innalzato l’umanità della Madonna alla gloria dei cieli, portando a pienezza la sua “beatitudine, la sua gioia, così accadrà per la Chiesa di cui noi siamo le membra vive.

 

Ascensione dunque festa in cui prendere coscienza della presenza di Cristo in mezzo a noi che genera  vita nuova.  Giorno in cui comprendere che il vero bene

per il mondo è contagiarlo con  la testimonianza, della certezza del grande dono che ci è accaduto e che continuamente ci accade. Festa che anticipa e ne rassicura l’eternità di quanto è iniziato, perché la gioia di oggi, come quella degli apostoli, diventi piena. Del resto, quando uno incontra una cosa bella la vuole per sempre.

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